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Inammissibilità ricorso: no al riesame dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un detenuto che lamentava la disparità di trattamento rispetto a una precedente decisione. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è di giudice di legittimità e non può procedere a una nuova valutazione dei fatti, come richiesto dal ricorrente. Il ricorso è stato giudicato generico e volto a ottenere un riesame del merito, operazione non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: quando la Cassazione non può riesaminare i fatti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio cardine del nostro sistema giudiziario: il divieto per la Suprema Corte di procedere a una nuova valutazione dei fatti del caso. L’ordinanza analizza un caso di inammissibilità del ricorso presentato da un detenuto, chiarendo i confini tra il giudizio di legittimità, proprio della Cassazione, e quello di merito, riservato ai tribunali di primo e secondo grado.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un reclamo presentato da un detenuto ai sensi dell’art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario, lamentando un pregiudizio derivante dalle condizioni di detenzione. Inizialmente, il Magistrato di Sorveglianza aveva dichiarato inammissibile il reclamo per un determinato periodo, in quanto già oggetto di una precedente valutazione, accogliendolo solo parzialmente per un periodo successivo.

Il detenuto ha quindi proposto reclamo al Tribunale di Sorveglianza, che ha però rigettato la sua istanza. Contro questa decisione, il detenuto ha presentato ricorso per cassazione, denunciando, tra le altre cose, una presunta disparità di trattamento rispetto a una decisione favorevole emessa in un caso analogo dal Tribunale di Sorveglianza di un’altra città, nonché la mancanza e l’illogicità della motivazione del provvedimento impugnato.

Inammissibilità del ricorso e il ruolo della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di legittimità. La Corte ha sottolineato che il ricorso era interamente volto a provocare una nuova valutazione dei fatti, un’operazione che non è consentita in sede di cassazione.

Il ricorrente, infatti, non contestava una violazione di legge nell’interpretazione delle norme, ma piuttosto il modo in cui il Tribunale di Sorveglianza aveva valutato le circostanze del caso. Le doglianze, secondo la Suprema Corte, erano generiche e prospettavano difetti di motivazione che, in realtà, non emergevano dal provvedimento impugnato. In sostanza, si chiedeva alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, cosa che esula completamente dalle sue funzioni.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità del ricorso spiegando che le censure del ricorrente si limitavano a contrapporre la propria interpretazione dei fatti a quella, logicamente argomentata, del Tribunale di Sorveglianza. Il tentativo di far valere una presunta disparità di trattamento basata su un’altra ordinanza, emessa da un diverso tribunale in un altro procedimento, è stato considerato un argomento di merito, non di legittimità.

La Cassazione ha chiarito che il suo compito non è quello di agire come un “terzo grado” di giudizio per riesaminare le prove, ma unicamente quello di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Poiché le critiche mosse non individuavano un vizio di violazione di legge o un’illogicità manifesta e decisiva nella motivazione, ma miravano a un riesame del merito, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce con forza i limiti del giudizio di cassazione. Un ricorso, per essere ammissibile, deve denunciare specifici errori di diritto o vizi logici macroscopici nel ragionamento del giudice, non può limitarsi a proporre una lettura alternativa dei fatti. La conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

Perché il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era interamente volto a provocare una nuova valutazione dei fatti del caso, un’operazione che non è consentita alla Corte di Cassazione, la quale giudica solo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Cosa significa che la Corte di Cassazione è un giudice di ‘legittimità’ e non di ‘merito’?
Significa che la Corte di Cassazione non riesamina le prove né ricostruisce i fatti della causa. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e che la motivazione della loro decisione sia logica e non contraddittoria, senza entrare nel merito di chi abbia ragione o torto sui fatti.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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