Inammissibilità del Ricorso: Le Conseguenze Economiche di un’Impugnazione Errata
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, una fase delicata che richiede massima precisione e rispetto delle norme procedurali. Un errore può costare caro, non solo in termini di esito della causa, ma anche economicamente. L’ordinanza che analizziamo oggi mette in luce proprio questo aspetto, chiarendo le conseguenze dell’inammissibilità ricorso e la condanna al pagamento di spese e sanzioni. Capire questi meccanismi è fondamentale per chiunque si avvicini al mondo della giustizia.
I Fatti del Caso in Analisi
La vicenda processuale trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di una città del sud Italia. Il ricorrente, ritenendo ingiusta la decisione di secondo grado, ha deciso di rivolgersi alla Suprema Corte di Cassazione per ottenere una revisione del provvedimento.
L’atto di impugnazione è stato quindi sottoposto al vaglio preliminare della Corte, che ha il compito di verificare, prima di entrare nel merito della questione, se il ricorso possiede tutti i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge.
La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità Ricorso
Dopo aver esaminato gli atti, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza dal contenuto netto e inequivocabile: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa pronuncia impedisce alla Corte di procedere all’esame del merito della controversia. In pratica, i giudici non hanno valutato se le ragioni del ricorrente fossero fondate o meno, ma si sono fermati a una valutazione preliminare, riscontrando la mancanza dei presupposti necessari per procedere oltre.
La conseguenza diretta di tale decisione è stata duplice:
1. La conferma implicita della sentenza impugnata, che diventa così definitiva.
2. La condanna del ricorrente a sostenere oneri economici significativi.
Le Motivazioni
L’ordinanza, pur essendo molto sintetica, si fonda su principi consolidati della procedura penale. Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, ad esempio, non vengono specificati chiaramente i motivi di diritto per cui si contesta la sentenza precedente, quando viene presentato oltre i termini di legge, o quando manca di altri requisiti essenziali richiesti dal codice di rito. La pronuncia di inammissibilità ricorso non è una valutazione sulla colpevolezza o innocenza, ma una sanzione processuale per un’impugnazione non correttamente formulata. Con questa decisione, la Corte condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come previsto dalla legge, al versamento di una somma a titolo di sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, quantificata nel caso specifico in tremila euro. Questa sanzione ha una funzione deterrente, per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame è un chiaro monito sull’importanza di redigere un ricorso in Cassazione con la massima diligenza e professionalità. La declaratoria di inammissibilità ricorso non solo rende vano il tentativo di ottenere una revisione della sentenza, ma comporta anche conseguenze economiche rilevanti per il proponente. La condanna al pagamento delle spese processuali e della sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende sottolinea come il sistema giudiziario cerchi di tutelarsi da impugnazioni presentate senza il dovuto rigore, garantendo così l’efficienza e la serietà del processo di legittimità.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non entra nel merito della questione perché il ricorso non rispetta i requisiti formali o procedurali richiesti dalla legge. Di conseguenza, il ricorso viene rigettato senza analizzare se le ragioni del ricorrente siano fondate.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Sulla base di questa ordinanza, il ricorrente è condannato a pagare sia le spese processuali sostenute nel giudizio, sia una sanzione pecuniaria, in questo caso di tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.
Perché viene imposta una sanzione pecuniaria oltre alle spese processuali?
La sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende ha una funzione sanzionatoria e deterrente. Serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi superficiali, dilatori o privi dei presupposti di legge, contribuendo a non sovraccaricare inutilmente il lavoro della Corte di Cassazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19164 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19164 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il 09/08/2003
avverso la sentenza del 21/10/2024 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
OSSERVA
letto il ricorso proposto nell’interesse di COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché deduce un motivo generico e meramente riproduttivo della medesima censura dedotta in appello (carenza dell’elemento psicologico per
difetto di prova della notifica dell’ordinanza cautelare tradotta nella lingua dell’imputat adeguatamente vagliata e disattesa con argomenti non manifestamente illogici dalla Corte
territoriale (si veda pagina 3 in cui si è affermato che l’imputato conosceva la lingua ital tanto da avere risposto a tono agli operanti);
ritenuto che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila da versare in favore della cassa delle
ammende, non potendosi ritenere che lo stesso abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 14 aprile 2025
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