Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione Chiude le Porte e Presenta il Conto
L’accesso alla giustizia ai suoi massimi livelli, come la Corte di Cassazione, è un diritto fondamentale, ma non incondizionato. Un’ordinanza recente ci offre uno spunto pratico per comprendere cosa accade quando un’impugnazione non supera il primo vaglio di ammissibilità. L’esito non è solo la fine del percorso giudiziario, ma comporta anche conseguenze economiche tangibili per il ricorrente. Analizziamo insieme il concetto di inammissibilità del ricorso attraverso un caso concreto.
La Vicenda Processuale
Il caso in esame origina da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nel settembre 2024. L’imputato, tramite i suoi legali, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando le sue ragioni di fronte ai giudici di legittimità.
Tuttavia, il percorso si è interrotto bruscamente. La Corte, dopo aver sentito la relazione del Consigliere designato e dato avviso alle parti, non è entrata nel merito delle questioni sollevate.
La Decisione e le Pesanti Conseguenze dell’Inammissibilità del Ricorso
Con un’ordinanza emessa il 3 marzo 2025, la Settima Sezione Penale della Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso semplicemente “inammissibile”. Questa dichiarazione non è una mera formalità, ma un atto che cristallizza la sentenza impugnata e produce effetti diretti e gravosi per chi ha promosso l’azione.
La Corte ha infatti condannato il ricorrente a due distinti pagamenti:
1. Le spese processuali: i costi relativi al procedimento in Cassazione sono stati interamente addebitati alla parte soccombente.
2. Una sanzione pecuniaria: è stata disposta la condanna al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Si tratta di una sanzione prevista dalla legge per scoraggiare ricorsi palesemente infondati o presentati senza rispettare i requisiti procedurali, che congestionano inutilmente il sistema giudiziario.
Le Motivazioni
Il provvedimento in esame, per sua natura, è estremamente sintetico e non esplicita le ragioni specifiche che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, possiamo delineare le cause più comuni che portano a una tale decisione nel giudizio di Cassazione. Un ricorso può essere dichiarato inammissibile, ad esempio, per la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), per la proposizione di questioni di fatto che non possono essere riesaminate in sede di legittimità, per la tardività della sua presentazione o per altri difetti formali che ne inficiano la validità. La decisione della Corte implica che, nel caso di specie, una o più di queste criticità fossero presenti, impedendo ai giudici di procedere all’esame del merito.
Le Conclusioni
Questa ordinanza è un monito chiaro sull’importanza di un approccio rigoroso e tecnicamente ineccepibile nella redazione dei ricorsi per Cassazione. L’inammissibilità del ricorso non solo rende definitiva la condanna subita nei gradi di merito, ma aggiunge un ulteriore carico economico sul ricorrente. La condanna alla Cassa delle ammende, in particolare, funge da deterrente contro impugnazioni dilatorie o avventate. Per i cittadini, ciò si traduce nella necessità di affidarsi a professionisti esperti che possano valutare con cognizione di causa le reali possibilità di successo di un ricorso, evitando così costi inutili e la chiusura definitiva del proprio caso.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito delle questioni sollevate perché il ricorso mancava dei requisiti fondamentali previsti dalla legge per poter essere giudicato. Di fatto, il processo si ferma a questo stadio procedurale.
Quali sono le conseguenze economiche dirette per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata a pagare sia le spese del procedimento giudiziario sia una sanzione pecuniaria aggiuntiva, che in questo caso specifico ammonta a tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.
La Corte ha valutato se la sentenza della Corte d’Appello fosse giusta o sbagliata nel merito?
No. La dichiarazione di inammissibilità è una decisione di carattere procedurale. La Corte di Cassazione, in questo caso, non è entrata nella valutazione del contenuto della sentenza impugnata, ma si è limitata a constatare che il ricorso non poteva essere esaminato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 23066 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 23066 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a NAPOLI il 03/03/1977
avverso la sentenza del 24/09/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
R.G. n. 36649/2024
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Visti gli atti, la sentenza impugnata (condanna per il reato di cui all’art. 385 cod. pen.
Esaminati i motivi di ricorso, relativo al giudizio di responsabilità, alla valutazione dell al mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’art. 131 bis cod. pen. e
circostanze attenuanti generiche;
Ritenuti i motivi inammissibili perchè, da una parte, meramente riproduttivi di censure adeguatamente valutate dai Giudici di merito, e, dall’altra, obiettivamente generici rispetto
motivazione della sentenza impugnata con la quale non si confrontano;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna d ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore dell
Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processual e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 3 marzo 2025.