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Inammissibilità ricorso: la condanna alle spese

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le severe conseguenze previste in caso di impugnazioni manifestamente infondate.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

L’ordinanza in esame, emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione, offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un’impugnazione priva dei requisiti di legge. Comprendere i motivi che portano a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso è fondamentale per chiunque si approcci al sistema giudiziario, poiché le implicazioni non sono solo procedurali ma anche economiche. Questo caso sottolinea l’importanza di fondare ogni impugnazione su motivi validi e specifici, in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Ancona in data 20 giugno 2024. Il ricorrente ha deciso di impugnare tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. La Suprema Corte, riunitasi in udienza il 23 aprile 2025, ha preso in esame il ricorso per valutarne, prima ancora del merito, i presupposti di ammissibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’esito dell’analisi della Corte è stato netto e perentorio: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione ha comportato due importanti conseguenze per il ricorrente. In primo luogo, la condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute. In secondo luogo, ai sensi dell’articolo 616, comma 1, del codice di procedura penale, la Corte ha disposto il pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Tale importo è stato ritenuto equo in relazione al caso specifico.

Le motivazioni sull’inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione sull’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Sebbene il testo dell’ordinanza non entri nel dettaglio dei vizi specifici del ricorso, fa riferimento a pronunce precedenti che trattano casi analoghi. La dichiarazione di inammissibilità deriva tipicamente da carenze strutturali dell’atto di impugnazione, come la mancanza di motivi specifici, la proposizione di censure che riguardano il merito dei fatti (non consentite in Cassazione) o altre violazioni procedurali. La Corte, ritenendo il ricorso evidentemente privo delle condizioni necessarie per essere esaminato, ha proceduto a una declaratoria di inammissibilità, senza discutere le questioni di fondo sollevate dal ricorrente.

Le conclusioni: Le Conseguenze Pratiche

La decisione in commento ribadisce un principio cardine della procedura penale: l’accesso alla Corte di Cassazione è un rimedio eccezionale, riservato a censure precise e fondate su errori di diritto. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche un onere economico significativo per chi lo propone. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione a favore della Cassa delle ammende funge da deterrente contro la presentazione di impugnazioni dilatorie o palesemente infondate, garantendo al contempo che le risorse della giustizia siano concentrate sui casi che meritano un esame approfondito.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il giudice non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare 3.000 euro?
La Corte, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, ha ritenuto equo fissare in 3.000 euro la somma da versare alla Cassa delle ammende come conseguenza della declaratoria di inammissibilità del ricorso, tenendo conto delle circostanze del caso.

Su quale base giuridica si fonda la decisione della Corte?
La decisione si basa sull’applicazione dell’art. 616, comma 1, del codice di procedura penale e su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che prevede sanzioni per chi propone ricorsi privi dei requisiti di legge, come richiamato nelle sentenze citate nell’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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