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Inammissibilità ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto da due imputati contro una sentenza di patteggiamento. I motivi sollevati non rientravano tra quelli tassativamente previsti dalla legge. La Corte ha inoltre stabilito che la declaratoria di inammissibilità del ricorso impedisce di valutare la sopravvenuta procedibilità a querela del reato, confermando un principio consolidato. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso in Cassazione: Analisi di un caso

L’inammissibilità del ricorso è un concetto cruciale nel diritto processuale penale, che può precludere l’esame nel merito di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire questo istituto, specialmente in relazione ai ricorsi contro le sentenze di patteggiamento e ai cambiamenti normativi sulla procedibilità dei reati. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano proposto ricorso per Cassazione avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto ‘patteggiamento’), emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Forlì. Ciascuno dei ricorrenti contestava la sentenza sulla base di specifici motivi, che spaziavano dalla presunta mancanza di motivazione all’asserita violazione di norme costituzionali e del codice penale.

La Difesa e i Motivi del Ricorso

Uno dei ricorrenti, in una memoria difensiva successiva, ha inoltre sollevato una questione di notevole interesse: l’estinzione del reato per assenza della condizione di procedibilità. Sosteneva, infatti, che una modifica legislativa (D.Lgs. 150/2022) intervenuta dopo la proposizione del ricorso aveva reso il reato per cui era stato condannato procedibile solo a querela di parte, querela che nel caso di specie mancava.

L’altro ricorrente lamentava, tra le altre cose, una violazione di legge e un vizio di motivazione con riferimento a principi costituzionali e ai criteri di commisurazione della pena.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, seguendo un ragionamento giuridico rigoroso e basato su principi consolidati.

Le Ragioni dell’Inammissibilità

Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 2017, limita drasticamente i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. Il ricorso è ammesso solo per contestare:

1. La corretta espressione della volontà dell’imputato.
2. Il difetto di correlazione tra l’accusa e la sentenza.
3. L’errata qualificazione giuridica del fatto.
4. L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

I motivi sollevati dai due ricorrenti, secondo la Corte, non rientravano in nessuna di queste categorie tassative. Pertanto, i ricorsi erano ab origine inammissibili.

Il Principio ‘Salatino’ e la Procedibilità a Querela

La Corte ha poi affrontato la questione della sopravvenuta procedibilità a querela. Su questo punto, ha richiamato un’importante sentenza delle Sezioni Unite (la n. 40150/2018, nota come ‘Salatino’). Secondo questo principio, la declaratoria di inammissibilità del ricorso prevale su qualsiasi evento processuale successivo, come la maturazione della prescrizione o, appunto, l’introduzione del regime di procedibilità a querela. L’inammissibilità, infatti, impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale, rendendo irrilevante ogni questione successiva.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. La legge pone dei paletti precisi all’impugnazione delle sentenze di patteggiamento per garantire la stabilità di un accordo processuale tra accusa e difesa. Consentire ricorsi per motivi generici svuoterebbe di significato l’istituto stesso. Inoltre, il principio secondo cui l’inammissibilità ‘cristallizza’ la situazione processuale al momento della sua proposizione è fondamentale per la certezza del diritto. Se così non fosse, un ricorso palesemente inammissibile potrebbe essere usato in modo dilatorio per attendere eventi favorevoli all’imputato, come una modifica di legge o la prescrizione del reato. La decisione, quindi, ribadisce che le norme processuali devono essere rispettate con rigore e che l’inammissibilità è una sanzione processuale che preclude ogni ulteriore esame.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, conferma che i ricorsi contro le sentenze di patteggiamento devono essere fondati esclusivamente sui motivi elencati nell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. In secondo luogo, ribadisce un principio cardine: l’inammissibilità del ricorso è una barriera invalicabile che impedisce di beneficiare di eventi successivi favorevoli. Chiunque intenda impugnare una sentenza deve quindi prestare la massima attenzione ai requisiti di ammissibilità, pena non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Per quali motivi si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, il ricorso è consentito solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra accusa e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile e, nel frattempo, la legge cambia rendendo il reato procedibile a querela?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso prevale. Essa impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, la Corte non può tenere conto di eventi successivi, come l’introduzione del regime della procedibilità a querela.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Chi propone un ricorso dichiarato inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso esaminato, la somma è stata di quattromila euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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