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Inammissibilità ricorso: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità ricorso di un imputato contro la decisione della Corte d’Appello. Il motivo è la mancata contestazione specifica delle ragioni della precedente declaratoria di inammissibilità, limitandosi a riproporre gli stessi generici motivi. La decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di gravame per evitare una condanna alle spese e al pagamento di un’ammenda.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: Perché i Motivi Generici non Superano il Vaglio della Cassazione

L’inammissibilità ricorso è una delle conseguenze più severe per chi affronta un processo di impugnazione. Con la recente Ordinanza n. 587/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso, per essere valido, non può limitarsi a una critica generica, ma deve confrontarsi specificamente con le ragioni della decisione che si intende contestare. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere l’importanza della specificità dei motivi di appello.

I Fatti del Caso: un Appello Nato Male

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Bari nel 2016. L’imputato, ritenendosi ingiustamente condannato, proponeva appello. Tuttavia, la Corte d’Appello di Bari, nel febbraio 2023, dichiarava l’impugnazione inammissibile a causa del “difetto di specificità dei motivi di gravame”. In altre parole, i giudici di secondo grado avevano ritenuto che le ragioni presentate dall’appellante fossero troppo vaghe e generiche per poter essere esaminate nel merito.

Non arrendendosi, l’imputato decideva di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, lamentando un presunto “vizio di motivazione” nella decisione della Corte d’Appello. La sua tesi era che i giudici di secondo grado avessero errato nel qualificare il suo appello come generico.

La Decisione della Cassazione: la Conferma dell’Inammissibilità Ricorso

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha respinto il ricorso, dichiarandolo “manifestamente infondato”. I giudici supremi hanno osservato che il ricorrente, nelle sue doglianze, non aveva realmente attaccato la logica della sentenza della Corte d’Appello. Invece di spiegare perché la valutazione di genericità fosse errata, si era limitato a “riproporre in modo inammissibile i motivi di appello” già presentati in secondo grado.

Questa condotta processuale è stata fatale. La Corte ha stabilito che, per superare una declaratoria di inammissibilità per aspecificità, non è sufficiente ripetere le stesse argomentazioni, ma è necessario dimostrare, punto per punto, perché la Corte d’Appello ha sbagliato nel ritenerle generiche. Mancando questo confronto critico, anche il ricorso in Cassazione diventa, a sua volta, inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte sono chiare e lineari. Il principio cardine è che ogni grado di impugnazione ha un oggetto specifico. Quando si ricorre in Cassazione contro una decisione di inammissibilità dell’appello, l’oggetto del giudizio non è più la sentenza originale del Tribunale, ma la correttezza della decisione della Corte d’Appello. Il ricorrente, pertanto, deve concentrare le sue argomentazioni su quest’ultima, evidenziandone i presunti errori logico-giuridici.

Nel caso di specie, il ricorrente ha ignorato questo passaggio fondamentale. Le sue “doglianze” non si sono confrontate “in modo specifico con le ragioni poste a fondamento della decisione impugnata”. Questo ha trasformato il ricorso in una mera ripetizione di argomenti già giudicati inammissibili, rendendo inevitabile una seconda declaratoria di inammissibilità ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione ha due conseguenze pratiche immediate per il ricorrente. La prima è la condanna al pagamento delle spese processuali. La seconda, più onerosa, è il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione viene applicata quando non emergono elementi che possano giustificare l’errore del ricorrente, configurando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

In conclusione, questa ordinanza serve da monito: nel sistema giudiziario, la forma e la sostanza delle impugnazioni sono inscindibili. La specificità non è un mero formalismo, ma il requisito essenziale che permette al giudice di comprendere le critiche e di esercitare efficacemente la sua funzione di controllo. Un ricorso vago o ripetitivo non solo è destinato al fallimento, ma espone il proponente a conseguenze economiche significative.

Perché il primo appello è stato dichiarato inammissibile?
L’appello è stato dichiarato inammissibile dalla Corte d’Appello di Bari per “difetto di specificità dei motivi di gravame”, ovvero perché le ragioni addotte per contestare la sentenza di primo grado erano considerate troppo generiche.

Quale errore ha commesso il ricorrente nel presentare il ricorso in Cassazione?
L’errore è stato quello di non contestare specificamente le ragioni per cui la Corte d’Appello aveva ritenuto il suo primo appello generico. Invece, si è limitato a ripresentare gli stessi motivi, rendendo anche il ricorso in Cassazione inammissibile.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Cassazione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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