LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso: il mandato specifico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22313/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda principalmente sulla mancanza dello specifico mandato ad impugnare, un requisito introdotto dalla Riforma Cartabia, e sulla genericità dei motivi, che erano una mera riproposizione di doglianze già respinte nel grado precedente. La Corte ha inoltre ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata riguardo alla nuova normativa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: La Cassazione e il Mandato Specifico Post Riforma

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di impugnazioni penali, evidenziando le conseguenze della Riforma Cartabia sulla procedibilità dei ricorsi. La decisione sottolinea come la mancanza di requisiti formali, come lo specifico mandato ad impugnare, conduca inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità del ricorso, precludendo ogni esame sul merito della vicenda. Questo caso offre un’importante lezione sull’importanza della diligenza processuale nell’era post-riforma.

I Fatti di Causa

Un imputato, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Catania, ha proposto ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su due aspetti principali: in primo luogo, sollevava una questione di legittimità costituzionale delle nuove norme introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia) che impongono il rilascio di uno specifico mandato per impugnare la sentenza; in secondo luogo, contestava la sua responsabilità penale, riproponendo argomentazioni già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su una duplice argomentazione: da un lato, la violazione di una norma procedurale fondamentale e, dall’altro, la manifesta genericità di uno dei motivi di impugnazione. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: L’importanza del mandato specifico e la genericità dei motivi

La Corte ha articolato le sue motivazioni seguendo un percorso logico rigoroso, affrontando prima la questione procedurale dirimente e poi, ad abundantiam, la natura dei motivi di ricorso.

La Mancanza del Mandato Specifico: una causa di inammissibilità del ricorso

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, richiede che il difensore sia munito di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza. La Corte ha ritenuto che tale requisito fosse assente nel caso di specie, rendendo il ricorso immediatamente inammissibile. Gli Ermellini hanno inoltre respinto la questione di legittimità costituzionale, qualificandola come manifestamente infondata. La scelta del legislatore di richiedere un mandato specifico è stata giudicata non irragionevole, in quanto mira a garantire che l’impugnazione sia frutto di una scelta ponderata e personale dell’imputato, limitando così le impugnazioni meramente dilatorie.

La Genericità del Ricorso come Vizio Insanabile

Pur essendo la prima ragione sufficiente a chiudere il caso, la Corte ha aggiunto un’ulteriore considerazione. Il secondo motivo del ricorso, relativo alla responsabilità dell’imputato, è stato giudicato come una semplice reiterazione delle doglianze già presentate in appello. La giurisprudenza di legittimità è costante nel ritenere inammissibile un ricorso che non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse argomentazioni. Un simile approccio rende le doglianze generiche e, di fatto, trasforma il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, funzione che non spetta alla Corte di Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida l’orientamento rigoroso della Cassazione sull’applicazione delle nuove norme procedurali. Per gli avvocati, emerge la necessità assoluta di acquisire dal proprio assistito un mandato specifico e successivo alla sentenza che si intende impugnare, pena la vanificazione del diritto di difesa. Per gli imputati, la decisione ribadisce che il ricorso per Cassazione non può essere una mera riproposizione delle difese già svolte, ma deve individuare vizi logici o giuridici precisi nella decisione del giudice d’appello. In definitiva, l’efficacia del sistema giudiziario passa anche attraverso il rispetto di regole formali pensate per assicurare la serietà e la ponderatezza delle impugnazioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Principalmente perché mancava lo specifico mandato ad impugnare, un requisito formale richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia. Questo mandato deve essere rilasciato dopo l’emissione della sentenza da impugnare.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione ripetendo gli stessi motivi dell’appello?
No. Se i motivi sono una mera reiterazione di quelli già proposti e motivatamente respinti in secondo grado, senza un confronto critico con le argomentazioni della sentenza d’appello, il ricorso è considerato generico e quindi inammissibile.

La norma che richiede il mandato specifico per l’impugnazione è costituzionale?
Sì, secondo la Corte di Cassazione. La richiesta di un mandato specifico dopo la sentenza è considerata una scelta legislativa ragionevole, finalizzata a garantire che l’impugnazione sia una decisione ponderata e personale della parte, e non viola i principi costituzionali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati