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Inammissibilità ricorso: i requisiti formali richiesti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Firenze, a causa della violazione di norme procedurali. La decisione sottolinea come il mancato rispetto dei requisiti formali dell’atto di impugnazione ne comporti l’improcedibilità, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante promemoria sulla rigidità delle norme procedurali nel sistema giudiziario penale. La decisione sottolinea come la forma, in certi contesti, diventi sostanza, determinando l’esito di un giudizio prima ancora che se ne possa discutere il merito. L’inammissibilità del ricorso rappresenta una delle sanzioni processuali più severe, che blocca l’accesso all’ultimo grado di giudizio, e questo caso ne illustra chiaramente i presupposti e le conseguenze.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. Senza entrare nei dettagli della vicenda sostanziale, il punto cruciale è l’atto di impugnazione stesso, che è stato sottoposto al vaglio di legittimità della Suprema Corte di Cassazione.

La Corte era chiamata a valutare se il ricorso fosse stato presentato nel rispetto di tutte le norme procedurali richieste dal codice di rito penale, un passaggio preliminare e fondamentale per poter procedere all’esame delle censure mosse alla sentenza di secondo grado.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza perentoria: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la Corte non ha esaminato le argomentazioni di merito sollevate dal ricorrente, fermandosi a una valutazione puramente procedurale.

Oltre alla declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi in cui l’impugnazione viene rigettata per vizi che ne impediscono l’esame.

Le Motivazioni della Decisione

Il fulcro della decisione risiede nella violazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce specifici requisiti formali per l’atto di impugnazione, la cui mancanza comporta, appunto, l’inammissibilità. La Corte ha ritenuto che le obiezioni sollevate dal ricorrente non fossero idonee a superare questa barriera procedurale.

Un aspetto interessante della motivazione è il richiamo a una precedente sentenza (Cass. Pen., Sez. 1, n. 1937/2024), la quale ha chiarito che le disposizioni introdotte dall’art. 33 del d.lgs. 150/2022 (parte della cosiddetta Riforma Cartabia) si applicano anche ai ricorsi per cassazione che contestano la legittimità di un’ordinanza che dichiara l’assenza dell’imputato. Questo riferimento suggerisce che il vizio del ricorso potesse essere legato proprio alle nuove e più stringenti regole per le impugnazioni, estese anche a contestazioni sull’assenza nel processo.

La Corte ha inoltre specificato che la condanna alla sanzione pecuniaria è dovuta all’assenza di elementi che potessero escludere la colpa del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. In altre parole, l’errore procedurale è stato considerato imputabile alla negligenza del ricorrente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: il rispetto scrupoloso delle forme non è un mero formalismo, ma una garanzia di ordine e certezza del diritto. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: la redazione degli atti di impugnazione richiede la massima attenzione e precisione, poiché un errore procedurale può precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni nel merito. Per il cittadino, la decisione evidenzia l’importanza di affidarsi a professionisti competenti, in grado di navigare le complesse acque delle procedure giudiziarie, dove un vizio di forma può avere conseguenze economiche e processuali molto gravi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa della violazione dei requisiti formali previsti dall’articolo 581, comma 1-quater, del Codice di procedura penale per l’atto di impugnazione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, non essendo stati ravvisati elementi per escludere la sua colpa nel causare l’inammissibilità.

Le nuove norme procedurali si applicano anche ai ricorsi contro la dichiarazione di assenza?
Sì, la Corte ha confermato, richiamando un precedente, che i principi stabiliti dal d.lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia) in materia di impugnazioni si applicano anche ai ricorsi per cassazione che contestano la legittimità dell’ordinanza dichiarativa dell’assenza dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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