Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18038 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18038 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 17/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato a MESSINA il 04/10/1984
avverso il decreto del 19/12/2023 del GIUD. SORVEGLIANZA di SPOLETO
(dato avviso alle partii
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
1. Avverso il provvedimento in data 19/12/2023 del Magistrato di sorveglianza di Spoleto, col quale NOME COGNOME non veniva autorizzato a pulire la c.d.
“bilancetta”, nell’interesse del medesimo è stato proposto reclamo convertito dal
Tribunale di sorveglianza di Perugia, all’esito di udienza nel contraddittorio delle parti in ricorso per cassazione, quale unico mezzo esperibile nel caso di reclamo del
detenuto qualificato dal magistrato di sorveglianza come generico ex art. 35 Ord.
pen. in base al rilievo che la materia in esso trattata non rientri nelle previsioni legge in tema di tutela giurisdizionale.
2. Il ricorso – supportato altresì da memoria difensiva – deve essere dichiarato inammissibile
de plano, a norma dell’art. 610, comma
5-bis, cod. proc. pen.,
introdotto dalla legge n. 103 del 2017, in quanto proposto da non legittimato, in particolare da difensore non abilitato alla difesa presso le giurisdizioni superiori, a
nulla rilevando che esso sia stato impropriamente proposto come reclamo, poiché il principio di conservazione del mezzo di impugnazione di cui all’art. 568, comma 5, cod. proc. pen., non può in nessun caso consentire di derogare alle norme che formalmente e sostanzialmente regolano i diversi tipi di impugnazione (Sez. U, n. 31297 del 28/04/2004, dep. 16/07/2004, COGNOME, Rv. 228119).
3. Alla dichiarazione di inammissibilità consegue, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti ad escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost., sent. n. 186 del 2000), anche al versamento a favore della Cassa delle ammende di una sanzione pecuniaria che pare congruo determinare in euro tremila.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in Roma il 17 aprile 2025.