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Inammissibilità ricorso: errore nel deposito dell’atto

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un Procuratore della Repubblica a causa di un grave errore procedurale. L’impugnazione, rivolta sia contro un’ordinanza di non convalida dell’arresto sia contro una sentenza di assoluzione, è stata inviata per posta direttamente alla Corte di Cassazione anziché essere depositata presso la cancelleria del Tribunale che aveva emesso i provvedimenti. Questa violazione delle norme sul deposito degli atti ha reso inevitabile la dichiarazione di inammissibilità ricorso, impedendo alla Corte di esaminare il merito della questione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: L’Importanza di Seguire le Regole Procedurali

Nel mondo del diritto, la forma è spesso sostanza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda quanto sia cruciale rispettare le regole procedurali, pena la sanzione più severa: l’inammissibilità ricorso. Questa ordinanza evidenzia come un errore apparentemente semplice, come la modalità di deposito di un atto, possa precludere completamente la possibilità di far valere le proprie ragioni nel merito. Analizziamo insieme questo caso emblematico per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un Ricorso Unico per Due Provvedimenti Diversi

Il caso ha origine da un ricorso presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di una città emiliana. L’atto di impugnazione era diretto contro due distinti provvedimenti emessi dallo stesso Tribunale nella medesima data:
1. Un’ordinanza che non convalidava l’arresto di un individuo.
2. Una sentenza che assolveva lo stesso individuo dall’accusa di violazione delle misure di allontanamento (art. 387-bis c.p.).

Già questa scelta di impugnare con un unico atto due provvedimenti autonomi, con percorsi processuali e contenuti decisori differenti, è stata definita dalla Corte come una ‘peculiarità’, suggerendo una pratica non ottimale. Tuttavia, non è stato questo il punto decisivo.

La Questione Procedurale: Errore nel Deposito dell’Atto

Il vero ostacolo che ha determinato l’esito del ricorso è stato un vizio di forma nel suo deposito. Il Procuratore, infatti, ha trasmesso l’atto di impugnazione direttamente alla cancelleria della Corte di Cassazione (il cosiddetto giudice ad quem), utilizzando il servizio postale.

La legge, e in particolare l’articolo 582, comma 1, del codice di procedura penale, stabilisce una regola chiara: l’atto di impugnazione deve essere depositato presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato (il giudice a quo).

Questo requisito non è un mero formalismo, ma risponde a precise esigenze di ordine, certezza e corretta gestione del fascicolo processuale. Il deposito presso l’ufficio corretto garantisce che l’atto venga inserito nel fascicolo originario e che tutte le parti del procedimento ne vengano a conoscenza nei tempi e modi previsti.

La Decisione della Cassazione e l’inammissibilità del ricorso

Di fronte a questa palese violazione procedurale, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità ricorso. I giudici hanno sottolineato che chi sceglie una modalità di presentazione dell’atto diversa da quella prescritta dalla legge si assume il rischio delle conseguenze negative.

La giurisprudenza ammette una sola, stretta eccezione: l’impugnazione potrebbe essere considerata ammissibile se, pur depositata presso l’ufficio sbagliato (quello del giudice ad quem), venisse poi trasmessa tempestivamente all’ufficio corretto (quello del giudice a quo) entro i termini di legge. In questo caso, però, ciò non è avvenuto, e l’errore iniziale è risultato fatale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio consolidato: le norme processuali sul deposito degli atti sono poste a garanzia del corretto svolgimento del processo e non possono essere derogate a piacimento delle parti. L’invio diretto a mezzo posta alla Corte di Cassazione, invece del deposito nella cancelleria del Tribunale, costituisce un errore insanabile che vizia l’atto fin dalla sua origine. La responsabilità di tale errore ricade interamente sulla parte impugnante, che ha l’onere di conoscere e rispettare le regole del codice di procedura.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito per tutti gli operatori del diritto. Dimostra che la conoscenza approfondita delle norme procedurali è tanto importante quanto la preparazione nel merito di una causa. Un errore nella presentazione di un atto può vanificare mesi di lavoro e compromettere l’esito di un intero procedimento. La scelta del corretto ufficio per il deposito e il rispetto delle modalità previste dalla legge non sono dettagli trascurabili, ma elementi essenziali che determinano la validità stessa dell’azione legale intrapresa. La conseguenza, come in questo caso, è una declaratoria di inammissibilità che chiude ogni porta a un riesame della decisione.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato inviato per posta direttamente alla cancelleria della Corte di Cassazione (giudice ‘ad quem’) anziché essere depositato, come prescrive l’art. 582 c.p.p., presso la cancelleria del Tribunale che aveva emesso i provvedimenti impugnati (giudice ‘a quo’).

È possibile impugnare due provvedimenti diversi con un unico atto?
La Corte ha definito questa pratica una ‘peculiarità’, sottolineandone l’anomalia, ma non ha basato la sua decisione di inammissibilità su questo punto, concentrandosi invece sull’errore procedurale nel deposito dell’atto.

Cosa succede se un’impugnazione viene depositata presso l’ufficio giudiziario sbagliato?
Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, l’impugnazione può essere ritenuta ammissibile solo se l’ufficio sbagliato la trasmette a quello corretto entro i termini di legge. Tuttavia, la parte che commette l’errore si assume il rischio che ciò non avvenga e che l’atto venga dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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