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Inammissibilità ricorso e condanna: cosa sapere

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sull’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., e comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro. L’inammissibilità del ricorso ha precluso l’esame nel merito della questione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

L’inammissibilità del ricorso è un istituto fondamentale della procedura penale che impedisce l’esame nel merito di un’impugnazione quando mancano specifici presupposti di legge. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze pratiche di questa declaratoria, ribadendo i principi sanciti dalla normativa vigente.

Il Fatto: il Ricorso contro l’Ordinanza del Tribunale di Sorveglianza

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza de L’Aquila. Il ricorrente contestava la decisione di primo grado, cercando di ottenere una riforma dalla Suprema Corte di Cassazione. I dettagli specifici del merito non sono rilevanti ai fini della decisione finale, poiché l’attenzione dei giudici si è concentrata esclusivamente sugli aspetti procedurali dell’impugnazione.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminato il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel vivo della questione sollevata dal ricorrente, ma si ferma a un gradino precedente, ovvero alla verifica dei requisiti formali e sostanziali che ogni ricorso deve possedere per poter essere giudicato. La Corte ha basato la sua decisione sull’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, una norma introdotta dalla legge n. 103 del 2017.

Le Motivazioni: La Colpa nella Causa di Inammissibilità

La motivazione della condanna accessoria risiede in un principio cardine: la presunzione di colpa del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. La Corte ha specificato che, in assenza di elementi concreti che possano escludere tale colpa, la condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende è una conseguenza automatica. Ciò significa che chi propone un ricorso deve agire con la massima diligenza, poiché un errore procedurale che ne causi l’inammissibilità viene sanzionato non solo con il rigetto dell’istanza, ma anche con una penalità economica. La norma mira a scoraggiare impugnazioni presentate in modo negligente o con finalità puramente dilatorie.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Economiche dell’Inammissibilità

Le implicazioni pratiche di una declaratoria di inammissibilità sono significative. Oltre a vedere respinta la propria richiesta senza un esame nel merito, il ricorrente è stato condannato a sostenere due oneri finanziari. In primo luogo, il pagamento delle spese processuali, ovvero i costi legati all’attività giudiziaria. In secondo luogo, il versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria, prevista dalla legge, ha una funzione dissuasiva e serve a finanziare attività di recupero e reinserimento sociale. La decisione conferma quindi un orientamento rigoroso, volto a tutelare l’efficienza del sistema giudiziario sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

Cosa significa quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione sollevata perché il ricorso manca dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge, come ad esempio essere presentato fuori termine o per motivi non consentiti.

Quali sono le conseguenze economiche per chi propone un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile è condannata al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, al versamento di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che è stata fissata in tremila euro.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una multa oltre alle spese?
La condanna al pagamento della somma di tremila euro deriva dalla presunzione di ‘colpa’ del ricorrente nell’aver causato l’inammissibilità. La legge prevede questa sanzione in mancanza di elementi che dimostrino il contrario, al fine di scoraggiare ricorsi presentati in modo negligente o dilatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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