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Inammissibilità ricorso: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 21/06/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano. Il ricorso contestava la quantificazione della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha ribadito che tali valutazioni rientrano nella discrezionalità del giudice di merito e non sono sindacabili in sede di legittimità, se sorrette da motivazione sufficiente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Discrezionalità del Giudice è Insindacabile

L’ordinanza della Corte di Cassazione del 21 giugno 2024 offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità, in particolare riguardo alla inammissibilità del ricorso quando questo verte su aspetti discrezionali del giudice di merito, come la determinazione della pena. Questa decisione sottolinea un principio cardine del nostro sistema processuale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione del diritto.

I Fatti del Caso: La Contestazione sulla Pena

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’unico motivo di doglianza riguardava il trattamento sanzionatorio e circostanziale. In sostanza, il ricorrente contestava la quantificazione della pena inflitta e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo che i giudici d’appello non avessero adeguatamente valutato gli elementi a suo favore.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dall’imputato, oltre a essere privi di concreta specificità, non erano ammissibili in quella sede. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che traccia una netta linea di demarcazione tra il giudizio di merito e il sindacato di legittimità.

Le motivazioni: I Limiti del Sindacato di Legittimità

La Corte ha chiarito che la graduazione della pena e la concessione o il diniego delle attenuanti generiche costituiscono l’esercizio di un potere discrezionale attribuito per legge al giudice di merito. Questo potere sfugge al controllo della Cassazione a condizione che la decisione sia supportata da una motivazione sufficiente e non manifestamente illogica.

La Suprema Corte ha precisato due punti fondamentali:
1. Sulla dosimetria della pena: L’obbligo di motivazione può considerarsi assolto anche con espressioni sintetiche come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’, soprattutto quando la sanzione irrogata è inferiore alla media edittale. Non è richiesta una motivazione analitica e dettagliata su ogni singolo elemento considerato.
2. Sulle attenuanti generiche: Per negare le attenuanti, il giudice non è tenuto a esaminare tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che la sua motivazione si basi sugli elementi negativi ritenuti decisivi o sulla constatazione dell’assenza di elementi positivi rilevanti. Tale valutazione, una volta espressa, supera e assorbe ogni altra argomentazione di segno opposto.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno riscontrato che la Corte d’Appello aveva ampiamente esplicitato le ragioni del proprio convincimento in modo logico e privo di criticità, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione: non è possibile chiedere alla Suprema Corte una nuova valutazione dei fatti o delle scelte discrezionali del giudice di merito. Il ricorso deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un’evidente illogicità della motivazione. L’esito di un’ inammissibilità del ricorso, come in questo caso, comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una somma a favore della Cassa delle ammende, aggravando la posizione del ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava aspetti, come la quantificazione della pena e la valutazione delle attenuanti generiche, che rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito e non sono riesaminabili dalla Corte di Cassazione se la decisione è sorretta da una motivazione sufficiente.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare la pena?
La Corte di Cassazione non ricalcola la pena, ma svolge un controllo di legittimità. Verifica che il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e non contraddittoria per la sua decisione, senza entrare nel merito della scelta discrezionale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, stabilita dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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