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Inammissibilità ricorso: condanna alle spese

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un cittadino contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione, basata sull’art. 610, comma 5-bis c.p.p., ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, per colpa nella proposizione del gravame.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Le Conseguenze Economiche di un Appello Fallito

L’ordinanza in esame, emessa dalla Corte di Cassazione, offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla proposizione di un gravame privo dei requisiti di legge. La dichiarazione di inammissibilità ricorso non solo chiude la porta a un esame nel merito della questione, ma comporta anche significative sanzioni economiche per il ricorrente, come la condanna al pagamento delle spese e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questo caso sottolinea l’importanza di una valutazione attenta prima di adire la Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un cittadino ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Trieste. L’oggetto specifico dell’ordinanza impugnata non è dettagliato nel provvedimento della Cassazione, ma il fulcro della decisione si concentra esclusivamente sugli aspetti procedurali che hanno portato al rigetto dell’appello.

La Decisione: L’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con una motivazione sintetica ma incisiva, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La decisione si fonda sull’applicazione dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la legge n. 103 del 2017 (nota come Riforma Orlando), ha rafforzato i filtri di accesso alla Suprema Corte, prevedendo una procedura semplificata per la definizione dei ricorsi palesemente infondati o non ammissibili.

La Corte non entra nel merito delle doglianze del ricorrente, fermandosi a una valutazione preliminare che rileva un vizio insanabile nell’atto di impugnazione. Tale vizio è sufficiente a precludere ogni ulteriore discussione sulla questione di fondo.

Le Motivazioni della Condanna

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità ricorso è la condanna del proponente al pagamento delle spese processuali. Oltre a ciò, la Corte ha inflitto al ricorrente una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende. La motivazione di questa ulteriore condanna risiede nel principio della ‘colpa’ nella determinazione della causa di inammissibilità. La Suprema Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per escludere la responsabilità del ricorrente nell’aver presentato un ricorso che non poteva essere accolto. In sostanza, l’aver intrapreso un’azione legale senza le dovute basi procedurali o di merito è considerato un comportamento colposo che giustifica l’applicazione della sanzione, volta a disincentivare ricorsi dilatori o manifestamente infondati che appesantiscono il sistema giudiziario.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, è subordinato al rigoroso rispetto di regole formali e sostanziali. La dichiarazione di inammissibilità ricorso non è una mera formalità, ma un provvedimento con pesanti ricadute economiche. Per i cittadini e i loro difensori, ciò si traduce nella necessità di ponderare con estrema cura l’opportunità di presentare un ricorso in Cassazione, assicurandosi che sia fondato su motivi validi e redatto in conformità con le norme procedurali, per evitare non solo una sconfitta processuale, ma anche una onerosa condanna pecuniaria.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se viene ravvisata una colpa nella proposizione del ricorso, anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare 3.000 euro alla Cassa delle ammende?
È stato condannato a pagare tale somma perché la Corte non ha riscontrato elementi idonei a escludere la sua colpa nel determinare la causa di inammissibilità. La sanzione ha lo scopo di disincentivare la presentazione di ricorsi temerari o privi dei requisiti di legge.

Qual è la base giuridica per la dichiarazione di inammissibilità e la relativa condanna?
La base giuridica è l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103 del 2017. Questa norma regola la procedura per definire i ricorsi inammissibili e stabilisce le conseguenti condanne economiche a carico del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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