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Inammissibilità ricorso: condanna a spese e multa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso contro una decisione del Tribunale di Sorveglianza. A causa dell’inammissibilità ricorso, il proponente è stato condannato a pagare le spese processuali e una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, in applicazione dell’art. 610, co. 5-bis, c.p.p.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Le Conseguenze della Riforma Orlando

L’inammissibilità ricorso in Cassazione rappresenta una delle evenienze più severe per chi intraprende la via del giudizio di legittimità. Non solo l’impugnazione non viene esaminata nel merito, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di applicazione delle norme che regolano questa materia, in particolare quelle introdotte con la cosiddetta Riforma Orlando.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Brescia. Il ricorrente, un individuo nato nel 1990, aveva impugnato una decisione del tribunale datata 9 gennaio 2025. La questione è stata quindi portata all’attenzione della Suprema Corte di Cassazione per una valutazione di legittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, riunita in udienza, ha emesso un’ordinanza concisa ma perentoria: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le conseguenze dell’inammissibilità ricorso

La decisione della Corte si basa sull’applicazione rigorosa dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla legge n. 103 del 2017 (nota come Riforma Orlando), stabilisce un meccanismo quasi automatico in caso di inammissibilità ricorso. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria diventa la regola, a meno che non emergano elementi evidenti che possano escludere la colpa del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile. La motivazione della condanna accessoria risiede nell’assenza di elementi che potessero giustificare una deroga alla sanzione. In altre parole, la Suprema Corte non ha ravvisato alcuna circostanza eccezionale o errore scusabile che potesse escludere la colpa del proponente nel presentare un’impugnazione priva dei requisiti di legge. La sanzione pecuniaria, fissata in tremila euro, ha quindi una duplice funzione: da un lato, sanzionare l’abuso dello strumento processuale e, dall’altro, dissuadere dalla presentazione di ricorsi palesemente infondati o irrituali che congestionano il lavoro della Corte di Cassazione. Il versamento alla Cassa delle ammende assicura inoltre che tali fondi vengano destinati a finalità di interesse pubblico nel settore della giustizia penale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale di legittimità post-riforma: la proposizione di un ricorso in Cassazione è un atto che richiede la massima diligenza e professionalità. L’inammissibilità ricorso non è più un evento privo di conseguenze significative. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende è una conseguenza diretta e severa, che mira a responsabilizzare le parti e a preservare la funzione nomofilattica della Corte Suprema. Chi intende adire la Cassazione deve quindi valutare attentamente i presupposti e i motivi del proprio ricorso, per evitare di incorrere in una declaratoria di inammissibilità e nelle relative sanzioni economiche.

Cosa succede quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare tremila euro?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento della somma di tremila euro perché il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile e la Corte non ha riscontrato elementi idonei a escludere la sua colpa nella determinazione di tale causa di inammissibilità. L’importo è stabilito dalla Corte come sanzione per l’uso improprio dello strumento processuale.

Qual è il fondamento normativo della decisione?
La decisione si fonda sull’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, una norma introdotta dalla legge n. 103 del 2017, che disciplina le conseguenze economiche derivanti dalla dichiarazione di inammissibilità del ricorso per cassazione in materia penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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