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Inammissibilità ricorso concordato: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto contro una sentenza di ‘concordato in appello’ della Corte d’Appello di Napoli. La Suprema Corte ha ribadito che i motivi di impugnazione per questo tipo di sentenze sono tassativamente limitati dalla legge e non includono le doglianze generiche o quelle relative a motivi rinunciati, confermando la condanna del ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea la quasi definitività degli accordi raggiunti in appello.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Concordato: I Limiti Fissati dalla Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della inammissibilità del ricorso concordato, delineando con chiarezza i confini entro cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di un accordo in appello. Questa pronuncia rappresenta un importante monito sulla quasi definitività di tali accordi e sulle conseguenze di un’impugnazione che non rispetti i limiti di legge.

Il Caso in Analisi: Un Ricorso Contro il Concordato in Appello

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Tale sentenza era stata emessa in applicazione dell’istituto del ‘concordato in appello’ previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’imputato, non soddisfatto dell’esito, decideva di adire la Suprema Corte di Cassazione, sollevando una serie di doglianze contro la decisione dei giudici di secondo grado.

La Decisione e l’Inammissibilità del Ricorso Concordato

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che la legge pone dei paletti molto precisi alla possibilità di contestare una sentenza frutto di un accordo tra le parti. L’obiettivo del legislatore è quello di incentivare una definizione rapida del processo in grado di appello, e tale finalità verrebbe vanificata se si consentisse un’impugnazione ad ampio raggio.

I Motivi Ammessi per l’Impugnazione

Il ricorso per Cassazione contro una sentenza di concordato in appello è consentito solo per motivi specifici e tassativi. Essi riguardano:

1. Vizi nella formazione della volontà: Se la parte può dimostrare che il suo consenso all’accordo è stato viziato.
2. Vizi del consenso del pubblico ministero: Qualora vi siano state irregolarità nel consenso prestato dall’accusa.
3. Contenuto difforme: Se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

I Motivi Esclusi per Legge

Al di fuori di queste ipotesi, il ricorso è precluso. In particolare, la Cassazione ha ribadito che sono inammissibili le doglianze relative a:

* Motivi oggetto di rinuncia: Tutte le questioni a cui l’imputato ha rinunciato per ottenere l’accordo.
* Mancata valutazione per il proscioglimento: Lamentele circa la mancata applicazione delle cause di non punibilità previste dall’art. 129 c.p.p.
* Determinazione della pena: Errori nel calcolo della pena che non si traducano in una sanzione palesemente illegale (cioè non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Le Motivazioni della Suprema Corte

I giudici di legittimità hanno motivato la loro decisione sottolineando che le doglianze sollevate dal ricorrente non rientravano in nessuna delle categorie di motivi ammessi dalla legge. Inoltre, il ricorso è stato giudicato palesemente generico, un ulteriore profilo di inammissibilità. La Corte ha evidenziato come l’istituto del concordato in appello crei un ‘sistema chiuso’ di impugnazione, volto a garantire la stabilità delle decisioni basate su un accordo processuale. Permettere la riapertura di questioni già definite o rinunciate contrasterebbe con la ratio stessa della norma, che è quella di deflazione del contenzioso e di certezza del diritto.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche per avvocati e imputati. La scelta di accedere al concordato in appello deve essere ponderata con estrema attenzione, avendo piena consapevolezza che ciò comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. La sentenza diventa, di fatto, quasi inattaccabile. La decisione della Cassazione funge da deterrente contro ricorsi pretestuosi o dilatori. La dichiarazione di inammissibilità, infatti, non è priva di conseguenze: come previsto dall’art. 616 c.p.p., il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

È sempre possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
No. L’impugnazione è possibile solo per motivi specifici e limitati, come quelli relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero o a un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito.

Quali motivi di ricorso sono considerati inammissibili in caso di ‘concordato in appello’?
Sono inammissibili i motivi che sono stati oggetto di rinuncia con l’accordo, quelli relativi alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), e i vizi sulla determinazione della pena che non la rendano illegale (cioè diversa da quella prevista o fuori dai limiti edittali).

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di ‘concordato in appello’ viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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