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Inammissibilità ricorso Cassazione: stop prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20829/2025, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. La decisione si basa sul principio consolidato che l’inammissibilità del ricorso per cassazione non consente la formazione di un valido rapporto processuale, precludendo così la possibilità di rilevare la prescrizione del reato maturata dopo la sentenza impugnata. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Prescrizione Non Opera

L’inammissibilità del ricorso per cassazione è una questione procedurale con conseguenze sostanziali di grande rilievo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 20829/2025) ribadisce un principio fondamentale: se il ricorso è inammissibile, il giudice non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata successivamente alla sentenza impugnata. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti Processuali

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Torino in data 11 novembre 2024. L’imputato, tramite il suo difensore, ha adito la Suprema Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, per cercare di ottenere l’annullamento della decisione dei giudici di secondo grado. Il procedimento è giunto quindi all’esame della Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, ma si ferma a una valutazione preliminare sulla sussistenza dei requisiti di ammissibilità dell’impugnazione. La conseguenza diretta di tale declaratoria è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili.

Inammissibilità del ricorso e blocco della prescrizione

Il punto cruciale della decisione riguarda il rapporto tra l’inammissibilità e la prescrizione del reato. La difesa avrebbe potuto sperare che, nel tempo trascorso tra la sentenza d’appello e la decisione della Cassazione, fosse maturato il termine di prescrizione, portando all’estinzione del reato. Tuttavia, la Corte ha spento questa speranza, applicando un orientamento giurisprudenziale consolidato e di massima importanza.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è netta e si fonda su un principio cardine del diritto processuale penale, sancito dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 32 del 22 novembre 2000. Secondo tale principio, l’inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce la costituzione di un valido ‘rapporto di impugnazione’. In parole semplici, se il ricorso non ha i requisiti minimi per essere esaminato, è come se il processo di impugnazione non fosse mai validamente iniziato davanti alla Corte.

Questa ‘mancata instaurazione’ del rapporto processuale preclude al giudice di legittimità la possibilità di rilevare e dichiarare eventuali cause di estinzione del reato, come la prescrizione, che siano maturate in un momento successivo alla pronuncia della sentenza impugnata. La sentenza di appello, quindi, diventa definitiva e la condanna passa in giudicato, senza che il tempo trascorso per l’esame del ricorso inammissibile possa giovare all’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la presentazione di un ricorso per cassazione richiede la massima attenzione ai requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato di una revisione della condanna, ma produce effetti pregiudizievoli significativi:
1. Cristallizzazione della condanna: La sentenza di appello diventa irrevocabile.
2. Impossibilità di beneficiare della prescrizione: Il decorso del tempo durante il giudizio di cassazione diventa irrilevante ai fini della prescrizione.
3. Sanzioni economiche: Il ricorrente è tenuto a pagare sia le spese del procedimento sia una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Questa decisione serve da monito: l’accesso alla giustizia, specialmente in ultimo grado, deve essere esercitato con rigore e per motivi fondati, poiché un’impugnazione dilatoria o tecnicamente viziata si traduce in un danno certo per chi la propone.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

L’inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce di dichiarare la prescrizione del reato?
Sì. Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, l’inammissibilità del ricorso non permette la formazione di un valido rapporto di impugnazione. Di conseguenza, la Corte non può rilevare e dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata dopo la data della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso inammissibile è condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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