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Inammissibilità ricorso cassazione: quando e perché

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso cassazione presentato da due imputati. Il primo ricorso è inammissibile perché presentato personalmente dall’imputato, in violazione dell’obbligo di difesa tecnica. Il secondo perché, avendo l’imputato accettato un concordato sulla pena in appello, ha di fatto rinunciato a contestare la propria responsabilità, rendendo il motivo di ricorso infondato. Entrambi vengono condannati al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Le Regole da Non Dimenticare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce due principi fondamentali che regolano l’accesso al giudizio di legittimità, portando a una pronuncia di inammissibilità del ricorso cassazione per due imputati. La decisione sottolinea, da un lato, l’imprescindibilità della difesa tecnica qualificata e, dall’altro, le conseguenze della scelta di un concordato sulla pena in appello. Analizziamo questa pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Due soggetti, a seguito di una condanna in primo grado emessa dal Tribunale, ottenevano una riduzione della pena dalla Corte di Appello. Tale riduzione era il risultato di un “concordato”, un accordo raggiunto con la Procura Generale ai sensi dell’art. 599 bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo, entrambi decidevano di impugnare la sentenza di appello presentando ricorso alla Corte di Cassazione. Il primo imputato, tramite il suo difensore, lamentava una carenza di motivazione nella decisione. Il secondo, invece, sceglieva di presentare il ricorso personalmente, senza l’assistenza di un legale.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità Ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i ricorsi, dichiarandoli entrambi inammissibili, sebbene per ragioni distinte. Questa decisione evidenzia come il rispetto delle norme procedurali sia un requisito non negoziabile per poter accedere al giudizio di legittimità. La Corte ha applicato rigorosamente le regole che governano la presentazione del ricorso e le conseguenze delle scelte processuali compiute nei gradi di giudizio precedenti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fornito motivazioni chiare e distinte per ciascun ricorrente.

Per quanto riguarda il primo imputato, che lamentava un vizio di motivazione, la Cassazione ha stabilito che il suo ricorso era inammissibile perché, aderendo al concordato in appello, egli aveva di fatto rinunciato a sollevare questioni relative alla sua responsabilità penale. L’accordo sulla pena, infatti, cristallizza il profilo della colpevolezza e concentra la discussione solo sulla quantificazione della sanzione. Pertanto, l’imputato non può successivamente dolersi di una presunta carenza di motivazione su punti ai quali ha implicitamente rinunciato attraverso l’accordo. Il motivo del ricorso era, di conseguenza, manifestamente infondato.

Ancora più netta è stata la decisione sul secondo imputato. Il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile per una violazione formale insuperabile: la presentazione personale dell’atto. La Corte ha richiamato il principio, sancito dall’art. 613 del codice di procedura penale (come modificato dalla Legge n. 103/2017), secondo cui il ricorso in cassazione deve essere obbligatoriamente proposto da un difensore iscritto all’apposito albo speciale. Citando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che questa regola mira a garantire un elevato livello di professionalità e tecnicismo, data la complessità del giudizio di legittimità, e a scoraggiare impugnazioni improvvisate o pretestuose. L’aver agito personalmente costituisce, quindi, una causa di inammissibilità del ricorso cassazione.

Le Conclusioni Pratiche

A seguito della dichiarazione di inammissibilità, entrambi i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia offre due lezioni pratiche fondamentali. In primo luogo, conferma che la via del concordato in appello, sebbene vantaggiosa per la riduzione della pena, preclude la possibilità di rimettere in discussione la propria responsabilità in Cassazione. In secondo luogo, ribadisce in modo categorico che il ricorso per cassazione non ammette iniziative personali: è un atto tecnico che richiede inderogabilmente l’intervento di un avvocato cassazionista, pena l’immediata declaratoria di inammissibilità.

Può un imputato presentare personalmente ricorso per cassazione?
No. Secondo l’ordinanza, che richiama l’art. 613 del codice di procedura penale, il ricorso deve essere obbligatoriamente presentato da un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. La presentazione personale dell’atto ne causa l’immediata inammissibilità.

Se accetto un accordo sulla pena in appello (concordato), posso poi contestare la mia responsabilità in Cassazione?
No. La Corte chiarisce che l’adesione al concordato sulla pena implica una rinuncia a contestare i profili di responsabilità. Di conseguenza, un ricorso basato su una presunta carenza di motivazione su tali punti è considerato inammissibile.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso in cassazione dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo è condannato, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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