LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano sul fatto che le censure del ricorrente sulla congruità della pena erano mere doglianze di fatto, già respinte in appello, e non questioni di legittimità. L’inammissibilità ricorso Cassazione è stata quindi confermata, con condanna alle spese e a un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: La Differenza tra Fatto e Diritto

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio cardine del nostro sistema processuale: l’inammissibilità ricorso Cassazione quando le censure sollevate riguardano il merito della decisione e non violazioni di legge. Questo caso specifico riguarda un ricorso avverso una condanna in cui l’imputato lamentava un’errata valutazione della pena da parte della Corte d’Appello.

I Fatti del Processo

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Bari, proponeva ricorso per Cassazione. Attraverso il suo difensore, lamentava un vizio di motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio, ritenendo la pena inflitta non congrua. In sostanza, il ricorrente non contestava una violazione di una specifica norma di diritto, ma la valutazione discrezionale che il giudice di merito aveva compiuto nel quantificare la sanzione.

L’Inammissibilità del Ricorso Cassazione per Censure di Fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su argomentazioni chiare e consolidate. I giudici hanno sottolineato che le critiche mosse dal ricorrente erano semplici “doglianze in punto di fatto”. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove o la congruità della pena, compiti che spettano esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, ovvero di verificare che la legge sia stata interpretata e applicata correttamente.

La Ripetitività delle Censure

Un altro aspetto cruciale evidenziato nell’ordinanza è che le censure presentate erano una mera riproposizione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva giustificato la severità della pena in base a elementi concreti: la gravità del reato, la sua reiterazione per due giorni consecutivi e la spiccata capacità a delinquere dell’imputato, desunta da un percorso criminale iniziato in giovane età. Proporre gli stessi argomenti in Cassazione senza individuare un vizio di legge rende il ricorso inevitabilmente inammissibile.

Le motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto le censure sul trattamento sanzionatorio non consentite in sede di legittimità, poiché si traducevano in una richiesta di nuova valutazione del merito, preclusa alla Cassazione. I giudici di legittimità hanno osservato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica e adeguata per giustificare la pena inflitta, collegandola alla gravità della condotta e alla personalità dell’imputato.
Inoltre, la Corte ha rilevato un ulteriore motivo di inammissibilità riguardo a una censura sulla “continuazione tra i reati”. Questa tematica non era stata sollevata nel precedente atto di appello (il gravame) e, di conseguenza, non era stata affrontata dalla Corte d’Appello. Introdurre per la prima volta un argomento in sede di Cassazione costituisce un motivo di inammissibilità, poiché il ricorso deve vertere su questioni già devolute al giudice del grado precedente. Pertanto, il ricorso è stato dichiarato inammissibile nel suo complesso.

Conclusioni

La decisione riafferma con forza la distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di legittimità. Non è possibile utilizzare il ricorso per Cassazione come un terzo grado di merito per tentare di ottenere una riconsiderazione delle prove o delle valutazioni discrezionali del giudice, come la quantificazione della pena. Il ricorso deve individuare precise violazioni di legge o vizi logici manifesti nella motivazione, e non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte. La conseguenza di un ricorso inammissibile, come in questo caso, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le critiche mosse alla sentenza non riguardavano violazioni di legge, ma erano semplici lamentele sulla valutazione dei fatti (congruità della pena), che non possono essere esaminate dalla Corte di Cassazione.

È possibile contestare la valutazione della pena davanti alla Corte di Cassazione?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena, a meno che non si dimostri che la motivazione del giudice di merito sia palesemente illogica, contraddittoria o basata su una violazione di legge.

Cosa accade quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, salvo casi di esonero, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati