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Inammissibilità ricorso cassazione: quando è generico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2308 del 2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso per cassazione a causa della genericità e della non specificità dei motivi. La decisione sottolinea che i motivi di ricorso non possono essere una mera ripetizione di censure già respinte in appello né possono introdurre questioni non sollevate in precedenza. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la severità dei requisiti formali per l’accesso al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: L’Importanza della Specificità dei Motivi

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti formali del ricorso, chiarendo perché un’impugnazione può essere bloccata prima ancora di essere discussa nel merito. Il caso dimostra come la genericità e la ripetitività dei motivi portino inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione. Analizziamo la decisione per comprendere quali errori evitare.

I Fatti del Processo

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Roma, decideva di presentare ricorso per cassazione. I motivi dell’impugnazione si concentravano su tre aspetti principali: la prova della sua responsabilità penale, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la mancata esclusione della recidiva, e infine l’eccessività del trattamento sanzionatorio.

Tuttavia, la Suprema Corte non è entrata nel merito di tali questioni, fermandosi a un esame preliminare della struttura e del contenuto del ricorso.

L’Analisi della Corte: I Motivi dell’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione

La Corte ha smontato il ricorso pezzo per pezzo, evidenziandone le carenze procedurali che ne hanno determinato il rigetto in rito.

Il Primo Motivo: Genericità e Preclusione

Il primo motivo, relativo alla responsabilità penale, è stato giudicato inammissibile per due ragioni concorrenti. In primo luogo, era formulato in termini generici, senza un confronto specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata. In secondo luogo, e in modo dirimente, la censura non era stata sollevata con uno specifico motivo nel precedente grado di giudizio (l’appello). L’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, infatti, sancisce l’inammissibilità dei motivi non dedotti in appello, creando una barriera (preclusione) all’introduzione di nuove questioni nel giudizio di legittimità.

Il Secondo Motivo: La Mancanza di Specificità e la Reiterazione

Anche le doglianze sulle circostanze del reato (recidiva e attenuanti generiche) sono state respinte per violazione del requisito di specificità, richiesto dall’art. 581 c.p.p. La Corte ha osservato che il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dal giudice di merito, senza sviluppare una critica puntuale e correlata alla motivazione della sentenza d’appello. Un ricorso per cassazione non può essere una semplice fotocopia dell’atto di appello; deve invece instaurare un dialogo critico con la decisione che si intende impugnare.

Il Terzo Motivo: I Limiti al Sindacato sulla Pena

Infine, la critica al trattamento sanzionatorio è stata ritenuta non consentita. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se tale potere è esercitato in modo palesemente arbitrario o con un ragionamento illogico. Nel caso di specie, la Corte ha verificato che la pena era stata graduata sulla base degli elementi previsti dall’art. 133 del codice penale e con una motivazione sufficiente, rendendo insindacabile la decisione in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di cassazione non è un terzo grado di merito. La Suprema Corte non riesamina i fatti, ma controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze precedenti. Per questo, i motivi di ricorso devono essere specifici, pertinenti e non possono introdurre questioni nuove o semplicemente ripetere argomenti già vagliati. L’ordinanza ribadisce che il mancato rispetto di questi paletti procedurali comporta una sanzione netta: l’inammissibilità del ricorso per cassazione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa decisione serve da monito per la difesa. La redazione di un ricorso per cassazione richiede un’attenzione meticolosa non solo al diritto sostanziale, ma anche alle regole procedurali. È fondamentale evitare la mera riproposizione dei motivi d’appello e costruire, invece, censure mirate che dialoghino criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Qualsiasi motivo deve essere strutturato per dimostrare un vizio di legge o un difetto logico manifesto, poiché la discrezionalità del giudice di merito, se correttamente esercitata e motivata, è insindacabile. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese per l’assistito.

Perché il ricorso in esame è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano: 1) generici e relativi a questioni non sollevate in appello; 2) privi della specificità richiesta e meramente reiterativi di censure già respinte; 3) riguardanti la valutazione della pena, che rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se la motivazione è sufficiente e non illogica.

È possibile contestare l’entità della pena in Cassazione?
No, di regola non è possibile. La graduazione della pena è un esercizio di discrezionalità del giudice di merito. Si può contestare in Cassazione solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non semplicemente perché si ritiene la pena troppo severa.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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