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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi riproduttivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in materia penale. La decisione si fonda sul fatto che i motivi di appello erano meramente riproduttivi di censure già vagliate e respinte dai giudici di merito. Questa ordinanza ribadisce il principio secondo cui la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo le questioni di legittimità. Di conseguenza, è stata confermata la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, evidenziando le conseguenze dell’inammissibilità ricorso Cassazione.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono una Semplice Ripetizione

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, del 7 giugno 2024, offre un chiaro esempio pratico di un principio fondamentale della procedura penale: l’inammissibilità ricorso cassazione quando i motivi addotti sono meramente riproduttivi di questioni già decise. Questa decisione sottolinea i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze per chi propone un appello privo dei requisiti di legge. Analizziamo insieme il caso e le sue implicazioni.

Il Contesto Processuale

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. La difesa, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di rivolgersi alla Suprema Corte di Cassazione, sperando in una riforma della condanna. Tuttavia, come vedremo, l’esito non è stato quello sperato, proprio a causa della modalità con cui è stato formulato il ricorso.

La Valutazione della Corte sull’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha rapidamente concluso per la palese inammissibilità del ricorso. Il fulcro della decisione risiede in una constatazione precisa: i motivi presentati dalla difesa non introducevano nuovi profili di illegittimità della sentenza impugnata. Al contrario, si limitavano a riproporre le stesse censure e doglianze già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

I giudici di legittimità hanno evidenziato che la sentenza di secondo grado aveva fornito argomentazioni giuridicamente corrette, puntuali e coerenti con le prove emerse nel processo. Non erano presenti quelle ‘manifeste incongruenze logiche’ che sole avrebbero potuto giustificare un intervento della Cassazione. La Corte ha specificato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Profili Specifici di Inammissibilità del Ricorso

L’ordinanza ha inoltre affrontato punti specifici sollevati dal ricorrente, confermando la correttezza della decisione d’appello. In particolare, è stata ribadita l’irrilevanza di una specifica condotta dell’imputato, già valutata dai giudici di merito. Allo stesso modo, è stata ritenuta corretta la decisione di non compensare le spese legali in favore della parte civile. La motivazione di quest’ultima scelta si basava sulla ‘sostanziale soccombenza’ del ricorrente, un principio secondo cui chi perde la causa deve farsi carico delle spese legali della controparte.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in cassazione è il divieto di trasformare il giudizio di legittimità in un’ulteriore valutazione dei fatti. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito se questa è logicamente argomentata e immune da vizi di legge. Proporre un ricorso che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già disattese, senza individuare specifici errori di diritto nella sentenza impugnata, equivale a chiedere alla Corte un compito che non le spetta. Questa prassi, definita ‘motivi riproduttivi’, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante: il ricorso per Cassazione deve essere uno strumento tecnico, finalizzato a denunciare precise violazioni di legge o vizi logici macroscopici nel ragionamento del giudice, e non un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove. Le conseguenze di un ricorso inammissibile sono severe, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale: il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma significativa (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia riafferma la funzione nomofilattica della Cassazione e la necessità di un approccio rigoroso nella formulazione dei motivi di ricorso.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano meramente riproduttivi di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi dai giudici del merito, senza presentare vizi di legittimità rilevanti per la Corte.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito dell’inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La Corte di Cassazione ha riesaminato i fatti del caso?
No, la Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti. Ha ritenuto che le argomentazioni dei giudici di merito fossero giuridicamente corrette, puntuali, coerenti e prive di manifeste incongruenze logiche, rendendo quindi inammissibile un appello basato su una diversa valutazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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