Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11030 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11030 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOMENOME COGNOME
Data Udienza: 12/12/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME nato a PALERMO il 12/01/1979
NOME COGNOME nato a PALERMO il 01/01/1980
avverso la sentenza del 21/03/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con sentenza del 21 marzo 2024 la Corte di appello di Palermo ha confermato la pronuncia del locale Tribunale dell’8 ottobre 2021 con cui COGNOME NOME e COGNOME NOME erano stati condannati alla pena di mesi sette di reclusione ed euro 180,00 di multa ciascuno in ordine al reato di furto aggravato in concorso.
Avverso tale sentenza hanno proposto ricorso per cassazione gli imputati, a mezzo del loro difensore, deducendo, con un unico motivo, insufficienza di motivazione in ordine al disposto riconoscimento della loro responsabilità penale.
I ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, in quanto proposti con motivi non deducibili in questa sede di legittimità.
Il Collegio rileva, infatti, che la motivazione resa dai giudici di merito ben rappresenta e giustifica, in punto di diritto, con argomentazione immune da vizi logico-giuridici, le ragioni di riconoscimento della penale responsabilità degli imputati e la congruità della pena loro inflitta.
I motivi proposti dai ricorrenti sono, pertanto, manifestamente inammissibili ai sensi dell’art. 591, comma 1, lettera c), cod. proc. pen., in quanto del tutto generici ed aspecifici, non puntualizzando le ragioni di doglianza in fatto e in diritto e non confrontandosi in modo adeguato con le argomentazioni espresse dalla sentenza impugnata.
All’inammissibilità dei ricorsi segue, per legge, la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali ed alla somma di euro 3.000,00 ciascuno in favore della Cassa delle ammende, non ravvisandosi ragioni di esonero (Corte Cost., sent. n. 186/2000).
P. Q. M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 ciascuno in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il 12 dicembre 2024