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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso per il reato di cui all’art. 496 c.p. perché i motivi presentati erano una mera e pedissequa reiterazione di quelli già respinti in appello. Questa ordinanza sottolinea che l’atto di impugnazione deve contenere una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese. La decisione di inammissibilità del ricorso in Cassazione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono solo Apparenti

L’esito di un processo non si decide solo nel merito, ma anche attraverso il rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un esempio lampante è l’importanza di redigere un atto di impugnazione specifico e pertinente. L’ordinanza che analizziamo oggi offre una lezione cruciale sulla inammissibilità del ricorso in Cassazione quando i motivi sono generici e meramente ripetitivi di quanto già sostenuto nei gradi precedenti, trasformando l’appello in un esercizio sterile.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato per il reato previsto dall’articolo 496 del codice penale. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Non rassegnato, l’imputato, tramite il suo legale, ha deciso di tentare l’ultima via possibile, proponendo ricorso davanti alla Suprema Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente dichiarando il suo ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una ragione precisa e fondamentale nel diritto processuale penale: la genericità e la natura ripetitiva dei motivi di ricorso.

I giudici di legittimità hanno osservato che l’unico motivo presentato dalla difesa era una “pedissequa reiterazione” delle argomentazioni già esposte e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. In altre parole, il ricorso non introduceva una critica specifica e ragionata contro le motivazioni della sentenza di secondo grado, ma si limitava a riproporre le stesse tesi, senza confrontarsi con le argomentazioni dei giudici di merito.

Le Motivazioni: la Necessità di una Critica Argomentata

Il cuore della decisione risiede nel principio secondo cui il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Esso è un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Per questa ragione, i motivi di ricorso devono essere specifici. Non basta denunciare una presunta violazione di legge; è necessario spiegare in che modo la sentenza appellata abbia errato, attraverso una critica argomentata che si confronti direttamente con il ragionamento del giudice precedente. Un ricorso che, al contrario, si limita a riproporre le stesse doglianze già esaminate e rigettate è considerato “apparente”. Manca della sua funzione essenziale: quella di stimolare una riflessione critica della Corte sulla decisione impugnata. Questo vizio procedurale conduce inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza in esame ribadisce un insegnamento fondamentale per ogni difensore. La preparazione di un ricorso per Cassazione richiede un’analisi approfondita e mirata, non un semplice ‘copia e incolla’ degli atti precedenti. È essenziale individuare i vizi di legittimità specifici della sentenza di appello e costruire un’argomentazione che li attacchi direttamente. In caso contrario, il rischio concreto è quello di un’immediata declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione, con la conseguente condanna del cliente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, che in questo caso ammontava a tremila euro. Una lezione di rigore processuale che evidenzia come la forma, nel diritto, sia anche sostanza.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano una mera e pedissequa reiterazione di quelli già presentati e respinti dalla corte di merito, mancando di una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi del ricorso sono ‘non specifici ma soltanto apparenti’?
Significa che i motivi, pur essendo formalmente presentati, non assolvono alla loro funzione tipica, ovvero quella di criticare in modo puntuale il ragionamento della sentenza impugnata. Si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già valutate, risultando quindi privi di reale contenuto critico.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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