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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un’imputata contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La decisione si fonda sulla mancanza di specificità dei motivi di ricorso, i quali sono stati ritenuti generici e non adeguatamente correlati alle argomentazioni della sentenza impugnata. La Corte ha sottolineato che non è suo compito riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge, confermando la condanna e sanzionando la ricorrente con il pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso in Cassazione: quando i motivi sono troppo generici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e rigore. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un’importante lezione sulla necessità di formulare motivi specifici, pena una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questo principio è cruciale per chiunque si approcci al giudizio di legittimità, poiché un errore formale può precludere l’esame nel merito della questione.

L’ordinanza in esame chiarisce che non basta lamentare genericamente un errore del giudice precedente; è indispensabile confrontarsi punto per punto con la motivazione della sentenza impugnata, dimostrando dove e perché il ragionamento del giudice sarebbe errato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Corte.

I Fatti del Caso

Una persona, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Milano, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso contestavano la sua responsabilità penale, sostenendo una presunta mancanza di prove sia sugli elementi oggettivi che soggettivi del reato, nonché l’errata applicazione di una circostanza aggravante.

In sostanza, la difesa mirava a una riconsiderazione complessiva della vicenda, chiedendo alla Suprema Corte di riesaminare le prove e di giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22906/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un pilastro fondamentale della procedura penale: i motivi di ricorso devono possedere il requisito della “specificità”, come previsto dall’art. 581 del codice di procedura penale.

La Mancanza di Specificità dei Motivi

Secondo la Corte, i motivi presentati erano generici e non si confrontavano adeguatamente con le argomentazioni dettagliate contenute nella sentenza della Corte d’Appello. La mancanza di specificità non si manifesta solo con l’indeterminatezza, ma anche quando manca una correlazione diretta tra le critiche mosse e la complessità del ragionamento del giudice di merito. In pratica, il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello, senza attaccare in modo mirato la logica della decisione impugnata.

Il Principio della Motivazione “per Relationem”

La Corte ha anche affrontato la questione della motivazione per relationem, ovvero quando una sentenza (in questo caso, quella d’appello) conferma la decisione di primo grado richiamandone le motivazioni. Questa tecnica è considerata legittima, a patto che il giudice dimostri di aver preso cognizione delle questioni sollevate e di averle ritenute coerenti con la propria decisione. Per contestarla efficacemente, il ricorrente deve indicare con precisione quali punti sollevati in appello sarebbero rimasti senza risposta, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile?

La motivazione della Corte è netta: il ricorso è inammissibile perché tende a una rivalutazione dei fatti e delle prove, un compito che non spetta al giudice di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si può rifare il processo, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. I motivi del ricorso, invece di evidenziare vizi di legge o difetti logici manifesti, proponevano una ricostruzione alternativa dei fatti, basata su una diversa interpretazione delle prove. Questo approccio è estraneo ai compiti della Suprema Corte.

I giudici hanno rilevato che le doglianze difensive erano state ampiamente vagliate e disattese nei gradi di merito con argomenti logici e giuridici corretti. Pertanto, riproporle in Cassazione senza una critica specifica e pertinente alla sentenza d’appello le rende inammissibili.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per gli operatori del diritto: un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. È necessario uno studio approfondito della sentenza impugnata per individuare specifici vizi di legittimità (violazione di legge) o vizi logici della motivazione (mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità).

Per il cittadino, ciò significa che l’ultima speranza di ribaltare una condanna non risiede in un nuovo esame dei fatti, ma nella capacità del proprio difensore di scovare errori tecnici e giuridici nel percorso decisionale dei giudici precedenti. La condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende funge da monito contro la presentazione di ricorsi esplorativi o palesemente infondati.

Cosa significa inammissibilità del ricorso per mancanza di specificità?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito perché i motivi presentati sono troppo generici, non indicano chiaramente gli errori della sentenza impugnata e non si confrontano in modo dettagliato con le argomentazioni del giudice precedente, violando così i requisiti dell’art. 581 del codice di procedura penale.

Quando è legittima una motivazione “per relationem”?
Secondo la Corte, la motivazione che rinvia a quella di un’altra sentenza (ad esempio, quella di primo grado) è legittima quando il giudice dimostra di aver preso visione e meditato sulle ragioni del provvedimento di riferimento, ritenendole coerenti con la propria decisione, e quando l’atto richiamato è conosciuto o conoscibile dall’interessato.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No. L’ordinanza chiarisce che la Corte di Cassazione non può procedere a una nuova valutazione delle prove o a una ricostruzione alternativa dei fatti. Il suo compito è limitato al controllo della corretta applicazione delle norme di diritto e alla verifica della logicità e coerenza della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito delle scelte probatorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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