LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti del riesame

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4495/2024, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in Cassazione presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda su tre pilastri: l’impossibilità di una nuova valutazione dei fatti nel giudizio di legittimità, la mancata presentazione di uno dei motivi nel precedente grado di appello, e la manifesta infondatezza della doglianza relativa al diniego delle attenuanti generiche, confermando la piena discrezionalità del giudice di merito in tale valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Suprema Corte Dice ‘No’

L’ordinanza n. 4495 del 2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei rigidi paletti procedurali che regolano il giudizio di legittimità, sottolineando i motivi che portano a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Questa decisione è un’importante lezione pratica sui limiti dell’impugnazione davanti alla Suprema Corte, chiarendo perché non tutte le doglianze possono essere esaminate nel merito.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo. Il ricorrente sollevava tre distinti motivi di censura, sperando di ottenere un annullamento della decisione. Tuttavia, l’esito del ricorso è stato netto: la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile, condannando il ricorrente anche al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

I Pilastri dell’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su tre argomentazioni distinte, ognuna relativa a uno specifico motivo di ricorso. Analizziamole nel dettaglio.

Primo Motivo: Il Divieto di Riesaminare i Fatti

Il ricorrente contestava la correttezza della motivazione con cui i giudici di merito lo avevano ritenuto responsabile. La Cassazione ha prontamente respinto questa censura, ricordando un principio cardine del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non è un ‘terzo grado’ di merito. La Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice dei gradi precedenti. Il suo compito è verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non viziata da errori di diritto. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta esente da vizi, rendendo il motivo di ricorso un inammissibile tentativo di ottenere una nuova e diversa ricostruzione dei fatti.

Secondo Motivo: La ‘Preclusione’ per Censure non Sollevate in Appello

Il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente procedurale, ma di fondamentale importanza. Ai sensi dell’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, non è possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una questione che non era stata precedentemente dedotta come motivo d’appello. La Corte ha verificato che la censura specifica non era presente tra i motivi di gravame presentati nel secondo grado di giudizio, determinandone così l’improponibilità in sede di legittimità.

Terzo Motivo: Discrezionalità sul Diniego delle Attenuanti

Infine, il ricorrente si doleva della mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla concessione delle attenuanti è un potere ampiamente discrezionale del giudice di merito. Per negarle, non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni singolo elemento a favore dell’imputato; è sufficiente che indichi gli elementi decisivi che, a suo avviso, giustificano il diniego. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato ritenendo la pena non eccessivamente rigorosa, una valutazione considerata sufficiente e insindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla natura e i limiti del giudizio di Cassazione. La Corte ribadisce che la sua funzione è quella di nomofilachia, ovvero garantire l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge, non di rivedere il giudizio sul fatto. La declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione funge da filtro per evitare che la Corte venga sommersa da ricorsi che mirano a una rivalutazione del merito, compito esclusivo dei primi due gradi di giudizio. La decisione sottolinea anche l’importanza della diligenza difensiva: tutte le questioni rilevanti devono essere sollevate tempestivamente nei gradi di merito, pena la loro preclusione in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rappresenta un monito per chi intende adire la Suprema Corte. È fondamentale comprendere che il ricorso per Cassazione non è un’ulteriore possibilità per discutere i fatti, ma uno strumento per correggere errori di diritto. La decisione evidenzia tre errori comuni da evitare: chiedere una nuova valutazione delle prove, introdurre motivi di doglianza per la prima volta in Cassazione e contestare in modo generico le valutazioni discrezionali del giudice di merito, come quelle sulle attenuanti. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende serve a scoraggiare ricorsi palesemente infondati o dilatori, preservando l’efficienza del sistema giudiziario.

Perché la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti di un processo?
La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio, senza poter entrare in una nuova valutazione delle prove o dei fatti.

Cosa succede se un motivo di ricorso non è stato presentato in appello?
Secondo l’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, un motivo di ricorso non può essere dedotto per la prima volta in Cassazione se non è stato sollevato nei motivi di appello. Tale motivo verrà dichiarato inammissibile.

Il giudice è obbligato a motivare nel dettaglio perché nega le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, per motivare il diniego delle attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti per la sua valutazione, senza dover prendere in considerazione e confutare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole dedotto dalle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati