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Inammissibilità ricorso cassazione: limiti al riesame

Un imputato, condannato per furto aggravato in abitazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando vizi di motivazione nella sentenza d’appello. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso cassazione si verifica quando i motivi proposti non denunciano un errore di diritto, ma mirano a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado).

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

I Limiti del Giudizio di Legittimità: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei confini invalicabili del giudizio di legittimità, sottolineando la netta distinzione tra il ruolo del giudice di merito e quello della Corte di Cassazione. Il caso riguarda un’istanza respinta per un motivo procedurale cruciale: l’inammissibilità del ricorso cassazione quando questo si traduce in una richiesta di rivalutazione dei fatti. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questo principio.

I Fatti del Caso: dal Furto all’Appello

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di furto aggravato in abitazione. A seguito della sentenza di primo grado, la Corte di Appello di Torino, con pronuncia del 5 marzo 2024, ha parzialmente riformato la decisione, rideterminando la pena in due anni, otto mesi e quindici giorni di reclusione, oltre a una multa di 648,00 euro. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha deciso di adire la Corte di Cassazione.

Le Ragioni del Ricorso e l’Inammissibilità del Ricorso Cassazione

Attraverso il suo difensore, l’imputato ha presentato due motivi di ricorso, entrambi incentrati sulla motivazione della sentenza impugnata. In particolare, ha lamentato:
1. Un vizio di motivazione riguardo alla carenza dell’elemento soggettivo del reato.
2. Un vizio di motivazione e una violazione di legge, sostenendo che gli elementi a sostegno della sua responsabilità penale non fossero stati provati al di là di ogni ragionevole dubbio.

Questi motivi, tuttavia, sono stati giudicati dalla Corte come un tentativo mascherato di ottenere una nuova valutazione delle prove, una cosiddetta “rilettura” degli elementi di fatto. Questo è il punto centrale che ha portato all’inammissibilità del ricorso cassazione.

Il Ruolo della Cassazione: Giudice della Legge, non del Fatto

La Suprema Corte ha ribadito la sua funzione di giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di stabilire se i fatti si siano svolti in un modo o in un altro, né di valutare se una prova sia più o meno credibile. Tale apprezzamento è riservato in via esclusiva al giudice di primo e secondo grado. La Cassazione interviene solo per verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza poter entrare nel merito delle scelte valutative.

I Motivi Inammissibili: la “Rilettura” delle Prove

Nel caso specifico, l’imputato non ha evidenziato un errore di diritto o un’illogicità manifesta nel percorso argomentativo dei giudici d’appello. Ha, invece, proposto una propria, diversa interpretazione delle risultanze processuali, chiedendo di fatto alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella già effettuata. La Corte ha chiarito che anche dopo le modifiche legislative del 2006, questa “pura e semplice rilettura degli elementi di fatto” resta preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha richiamato pronunce storiche, come la sentenza “Dessimone” delle Sezioni Unite, per affermare che esula dai suoi poteri la prospettazione di una diversa, e per il ricorrente più adeguata, valutazione delle risultanze processuali. Il ricorso è stato considerato inammissibile perché le censure proposte si risolvevano nella richiesta di una valutazione alternativa delle circostanze, senza confrontarsi specificamente con l’iter logico-giuridico seguito dai giudici di merito per affermare la responsabilità penale dell’imputato. In sostanza, il ricorrente non ha dimostrato dove e come la Corte d’Appello avesse ragionato in modo errato o illogico, ma si è limitato a non condividere il risultato di quel ragionamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la presentazione di un ricorso per cassazione richiede un’attenta formulazione dei motivi, che devono concentrarsi esclusivamente su questioni di diritto o su vizi logici evidenti e decisivi della motivazione. Tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche conseguenze economiche negative. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati non denunciavano un errore di diritto o un’illogicità manifesta della sentenza, ma chiedevano alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (giudici di merito).

Qual è la differenza fondamentale tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità?
Il giudizio di merito (Tribunale e Corte d’Appello) si occupa di accertare i fatti e valutare le prove per decidere sulla colpevolezza o meno. Il giudizio di legittimità (Corte di Cassazione) si limita a controllare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio, senza riesaminare i fatti.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito dell’inammissibilità?
Oltre alla conferma definitiva della condanna, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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