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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti al riesame

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza di condanna. I motivi sono stati ritenuti un tentativo di rivalutare i fatti e le prove, operazione preclusa in sede di legittimità. L’ordinanza sottolinea che l’inammissibilità del ricorso in Cassazione scatta quando le censure non si concentrano su vizi di legge, ma mirano a una nuova valutazione del merito. Anche la richiesta di proscioglimento per particolare tenuità del fatto è stata respinta per mancanza di specificità.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando il Riesame dei Fatti è Precluso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5706 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Questo caso evidenzia chiaramente le ragioni che portano alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione, specialmente quando i motivi proposti mirano a una rivalutazione delle prove già esaminate nei gradi precedenti. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i limiti del sindacato della Suprema Corte.

I Fatti e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine da un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Messina. L’imputato contestava la sua condanna penale, sollevando principalmente due ordini di questioni:
1. La presunta erronea valutazione della prova relativa all’elemento soggettivo del reato.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

In sostanza, la difesa tentava di proporre una ricostruzione alternativa dei fatti e di contestare il convincimento raggiunto dai giudici di merito, sostenendo che le prove fossero state interpretate in modo errato.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione per Carenza di Specificità

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni precise che delineano il perimetro del giudizio di legittimità.

La Rivalutazione delle Prove: Un Limite Invalicabile

Il cuore della decisione risiede nel rigetto dei primi due motivi. La Corte ha affermato che le censure erano ‘prive di concreta specificità’ e tendevano a ‘prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti’. Questo approccio è estraneo al giudizio di Cassazione. Alla Suprema Corte, infatti, è normativamente preclusa la possibilità di sovrapporre la propria valutazione a quella compiuta nei precedenti gradi di giudizio.

Il suo compito non è decidere se la ricostruzione del giudice di merito sia l’unica possibile, ma verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia logicamente coerente e strutturalmente solida, basandosi sugli stessi parametri valutativi utilizzati in precedenza. Un ricorso è ammissibile solo se individua specifici e decisivi travisamenti delle prove, non se si limita a proporre una lettura diversa.

La Censura sull’Art. 131-bis: Manifesta Infondatezza

Anche il terzo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che la Corte territoriale aveva già ampiamente e correttamente disatteso le argomentazioni difensive con ‘corretti argomenti logici e giuridici’. Il motivo di ricorso, quindi, è stato ritenuto non solo privo di specificità, ma anche manifestamente infondato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha richiamato consolidata giurisprudenza, tra cui la storica sentenza delle Sezioni Unite ‘Jakani’ (n. 12/2000), per ribadire che il suo ruolo non è quello di saggiare la tenuta logica di una pronuncia confrontandola con modelli di ragionamento esterni. Il controllo di legittimità deve piuttosto verificare la coerenza strutturale interna della sentenza, ossia la sua logicità intrinseca. I giudici di merito avevano, nel caso di specie, ampiamente esplicitato le ragioni del loro convincimento, rendendo le censure del ricorrente un mero tentativo di ottenere un nuovo giudizio sul fatto, non consentito in questa sede.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende presentare un ricorso per cassazione. È essenziale che i motivi si concentrino su vizi di legittimità chiaramente individuati (violazione di legge o vizi di motivazione nei limiti previsti dalla legge), evitando di trasformare l’impugnazione in un appello mascherato. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non denunciavano vizi di legittimità (errori di diritto), ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti diversa da quella stabilita dai giudici di merito, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

È possibile contestare la valutazione delle prove davanti alla Corte di Cassazione?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il suo compito è verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Un’eccezione è rappresentata dal ‘travisamento della prova’, che però deve essere specifico, decisivo e chiaramente dimostrato.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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