Inammissibilità Ricorso: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione
L’esito di un processo non sempre si conclude con una sentenza di merito. Spesso, un’impugnazione può terminare con una declaratoria di inammissibilità ricorso, una decisione che impedisce al giudice di esaminare le ragioni della parte. Questa ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze concrete di tale esito, che non sono solo procedurali ma anche economiche per chi propone l’appello.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un soggetto avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 19 settembre 2024. Il ricorrente, cercando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado, ha adito la Suprema Corte, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento.
La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità Ricorso
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, riunita in camera di consiglio in data 6 maggio 2025, ha esaminato il ricorso. L’esito, cristallizzato nell’ordinanza in commento, è stato netto: il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
Questa declaratoria ha comportato due conseguenze dirette e onerose per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali sostenute nello svolgimento del giudizio di legittimità.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Questa sanzione pecuniaria non è una multa legata al reato originario, ma una penalità aggiuntiva prevista proprio per i casi in cui il ricorso in Cassazione viene respinto per inammissibilità, con lo scopo di disincentivare impugnazioni pretestuose o manifestamente infondate.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza, per sua natura sintetica, non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato a giudicare il ricorso inammissibile. Tuttavia, in linea generale, l’inammissibilità ricorso in Cassazione può derivare da una pluralità di vizi, sia di forma che di sostanza. Tra le cause più comuni vi sono la presentazione di motivi non consentiti dalla legge (che per la Cassazione sono strettamente limitati a violazioni di legge e vizi di motivazione), la genericità e la manifesta infondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata, oppure il mancato rispetto dei termini perentori per la presentazione dell’atto.
La decisione della Suprema Corte, in questi casi, è di natura prettamente processuale: non si valuta se il ricorrente abbia torto o ragione nel merito della questione, ma si constata che l’atto di impugnazione non possiede i requisiti minimi per poter essere esaminato.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: l’accesso alla giustizia, e in particolare al giudizio di ultima istanza, è un diritto che deve essere esercitato con responsabilità. La previsione di sanzioni economiche in caso di inammissibilità del ricorso serve a tutelare l’efficienza del sistema giudiziario, scoraggiando appelli dilatori o temerari.
Per il cittadino, la lezione è chiara: prima di intraprendere la strada di un ricorso per Cassazione, è cruciale una valutazione approfondita, condotta con l’ausilio di un legale esperto, circa la sussistenza di validi motivi di impugnazione. Un ricorso formulato senza il necessario rigore tecnico non solo è destinato all’insuccesso, ma può comportare costi significativi, come dimostra la condanna al pagamento di tremila euro alla Cassa delle ammende in questo specifico caso.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.
Qual è la sanzione pecuniaria imposta in questa ordinanza?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, oltre al pagamento delle spese processuali.
Perché viene applicata una sanzione pecuniaria in caso di inammissibilità?
La sanzione pecuniaria ha una funzione deterrente: serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati, dilatori o privi dei requisiti di legge, contribuendo così a non congestionare il lavoro della Corte di Cassazione con impugnazioni non meritevoli di esame.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 25470 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 25470 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 06/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a PALERMO il 28/12/1982
avverso la sentenza del 19/09/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso e la memoria di NOME COGNOME
considerato che i due motivi di ricorso, rispettivamente sulla affermazione di
responsabilità e sul bilanciamento delle circostanze, sono indeducibili poiché
riproduttivi di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dai giudici di merito e, perciò, non scanditi da analisi critica
delle argomentazioni alla base della sentenza impugnata (cfr., pg. 5 della sentenza impugnata (At4criteri che consentono di ritener provata la sussistenza
dell’elemento soggettivo della ricettazione dell’assegno e sulla preclusione alla prevalenza delle generiche, in ragione del ‘vissuto criminale’ dell’imputato);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 06/05/2025
Il Co siglie e Estensore