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Inammissibilità ricorso Cassazione: la pena decisa

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per reati di droga. Il motivo, incentrato sulla presunta illogicità della pena, è stato giudicato meramente riproduttivo di censure già respinte in appello. La Suprema Corte ribadisce che la quantificazione della pena è discrezionalità del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se non palesemente illogica, confermando l’inammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando i Motivi sono Ripetitivi

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di un principio fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del giudizio di legittimità e le condizioni che portano alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Quando un imputato decide di portare il proprio caso davanti alla Suprema Corte, deve presentare motivi specifici che attengono a violazioni di legge o a vizi logici della motivazione, non può semplicemente riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte nei gradi di merito. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio questo importante aspetto procedurale.

Il Caso in Esame: Una Contestazione sull’Entità della Pena

Il ricorrente, condannato in primo grado e in appello per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990), ha presentato ricorso per Cassazione. L’unica doglianza sollevata riguardava l’entità della pena inflitta, ritenuta frutto di una motivazione mancante o manifestamente illogica da parte della Corte d’Appello di Genova. In sostanza, l’imputato non contestava la sua colpevolezza, ma il modo in cui i giudici avevano quantificato la sanzione.

La Ripetitività dei Motivi come Causa di Inammissibilità

Il punto centrale della questione è che i motivi addotti dal ricorrente erano, secondo la Suprema Corte, una mera riproduzione di censure già adeguatamente esaminate e disattese dalla Corte territoriale. Il ricorso non introduceva nuovi profili di illegittimità o vizi logici non considerati in precedenza, ma si limitava a riproporre una valutazione di merito già effettuata, sperando in un esito diverso. Questo approccio è contrario alla funzione stessa della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Le motivazioni si fondano su un principio consolidato: il giudice di legittimità non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

La determinazione della pena, ovvero il cosiddetto ‘trattamento sanzionatorio’, è un’attività che rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità può essere censurata in Cassazione solo in casi eccezionali: quando la decisione è palesemente arbitraria o quando la motivazione a suo sostegno è talmente illogica da risultare inesistente. Nel caso di specie, la Corte non ha ravvisato alcuna di queste anomalie. La Corte d’Appello aveva fornito adeguati argomenti a sostegno della propria decisione sulla pena, respingendo le critiche dell’imputato. Di conseguenza, riproporre le stesse critiche in Cassazione, senza evidenziare un vizio di legittimità, rende il ricorso inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche, pertinenti e nuove rispetto a quelle già esaminate. Non può essere una semplice riproposizione delle argomentazioni difensive respinte in appello. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sottolinea le conseguenze negative di un ricorso presentato senza rispettare i limiti del giudizio di legittimità. Per gli operatori del diritto, ciò significa concentrare gli sforzi nell’individuare reali violazioni di legge o vizi logici macroscopici, piuttosto che tentare di ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti.

È possibile contestare in Cassazione l’entità di una pena decisa dai giudici di primo e secondo grado?
Secondo questa ordinanza, no, a meno che la quantificazione della pena non sia frutto di arbitrio o basata su una motivazione manifestamente illogica. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘meramente riproduttivo’?
Significa che il motivo di ricorso si limita a ripetere le stesse censure e argomentazioni che erano già state presentate, esaminate e respinte dalla corte nel grado di giudizio precedente (in questo caso, la Corte d’Appello).

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo sollevato era una critica alla quantificazione della pena, considerato dalla Corte un argomento non consentito in sede di legittimità in quanto meramente riproduttivo di censure già respinte e non basato su una manifesta illogicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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