LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: la genericità

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i motivi di inammissibilità del ricorso per cassazione. Nel caso specifico, un ricorso basato sulla generica denuncia della mancata verifica delle cause di proscioglimento è stato dichiarato inammissibile. L’imputato, dopo aver rinunciato in appello a motivi diversi da quelli sulla pena, ha visto il suo successivo ricorso respinto per assoluta genericità, con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Genericità Costa Caro

L’ordinanza n. 4597/2024 della Corte di Cassazione offre un importante monito sulla necessità di specificità nei ricorsi. Affronta un caso di inammissibilità del ricorso per cassazione presentato da un imputato dopo aver parzialmente rinunciato ai motivi d’appello. La Corte sottolinea che la semplice e generica denuncia di una presunta violazione di legge non è sufficiente per accedere al giudizio di legittimità, specialmente quando si tratta di un controllo che il giudice deve effettuare d’ufficio.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. In sede di appello, l’imputato aveva raggiunto un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, rinunciando a tutti i motivi di impugnazione ad eccezione di quelli relativi alla quantificazione della pena. La Corte d’Appello, preso atto della rinuncia, aveva quindi proceduto a riformare la sentenza di primo grado, rideterminando il trattamento sanzionatorio.

Successivamente, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando, in termini del tutto generici, che la Corte d’Appello avesse omesso di verificare la sussistenza di eventuali cause di proscioglimento previste dall’art. 129 del codice di procedura penale, un controllo che il giudice è tenuto a compiere in ogni stato e grado del processo.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso Cassazione

La Suprema Corte, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La procedura è stata trattata in modo semplificato, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., proprio perché il ricorso era stato proposto contro una sentenza emessa a seguito di un accordo ex art. 599-bis c.p.p.

Il fulcro della decisione risiede nella valutazione della “assoluta genericità” del motivo presentato. La Corte ha stabilito che non è sufficiente denunciare una mancata verifica da parte del giudice di merito; è necessario, invece, che il ricorrente specifichi quali elementi concreti avrebbero dovuto portare a una decisione di proscioglimento.

Le Motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni, i giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: sebbene il giudice d’appello, anche in presenza di un accordo sulla pena, debba sempre verificare d’ufficio l’eventuale sussistenza di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), un ricorso in Cassazione che lamenti l’omissione di tale controllo deve essere specifico. Citando un precedente (Sez. 1, n. 944 del 2019), la Corte ha chiarito che un motivo di ricorso formulato in termini generici, che non indica alcun elemento fattuale o giuridico specifico a sostegno della richiesta, si traduce in una richiesta di una rivalutazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

La genericità, in questo contesto, rende il motivo non scrutinabile, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende, ritenuta equa in ragione delle questioni sollevate.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma l’importanza fondamentale della specificità e della precisione nella redazione degli atti di impugnazione, in particolare del ricorso per cassazione. Presentare un ricorso basato su doglianze generiche e astratte non solo è inutile ai fini del riesame della decisione, ma comporta anche conseguenze economiche negative per il ricorrente. La decisione serve da promemoria per i professionisti legali: ogni motivo di ricorso deve essere solidamente ancorato a elementi specifici del processo e argomentato in modo puntuale, evitando formule di stile o lamentele non circostanziate. In caso contrario, il rischio di una pronuncia di inammissibilità del ricorso per cassazione è estremamente elevato.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa della sua “assoluta genericità”. L’imputato ha denunciato in modo vago la mancata verifica delle cause di proscioglimento da parte della Corte d’Appello, senza indicare alcun elemento specifico che potesse giustificare tale controllo.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Anche in caso di accordo sulla pena in appello, il giudice deve verificare le cause di proscioglimento?
Sì, secondo la Corte, il giudice è sempre tenuto, in ogni stato e grado del processo, a verificare d’ufficio la sussistenza di cause di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. Tuttavia, un ricorso in Cassazione che lamenti tale omissione deve essere specifico e non può limitarsi a una denuncia generica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati