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Inammissibilità ricorso Cassazione: la decisione de plano

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione è stata presa con una procedura semplificata ‘de plano’, senza udienza, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, c.p.p. Questa pronuncia di inammissibilità del ricorso in Cassazione ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Corte Decide ‘de plano’

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito le conseguenze dirette dell’inammissibilità del ricorso in Cassazione, applicando una procedura accelerata che esclude la partecipazione delle parti. Questo tipo di decisione, definita ‘de plano’, rappresenta un importante strumento di efficienza processuale, ma comporta conseguenze economiche significative per chi presenta un ricorso privo dei requisiti di legge. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia per comprendere il meccanismo e le sue implicazioni.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. Il ricorrente ha impugnato la decisione di secondo grado, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, l’atto di impugnazione non ha superato il vaglio preliminare della Corte.

La Procedura per l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Corte ha deciso di non procedere con un’udienza pubblica. Ha invece applicato l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, una norma introdotta con la legge n. 103 del 2017. Questa disposizione consente alla Corte di dichiarare l’inammissibilità del ricorso ‘senza formalità di procedura’, attraverso una ‘trattazione camerale non partecipata’. In pratica, i giudici decidono sulla base dei soli atti scritti, senza discussione orale tra le parti.

Le Motivazioni

La motivazione alla base di questa procedura snella risiede nell’esigenza di economia processuale. Quando un ricorso appare manifestamente privo dei presupposti richiesti dalla legge per essere discusso nel merito, il legislatore ha previsto uno strumento per definirlo rapidamente, evitando di appesantire il lavoro della Corte con udienze superflue. La decisione ‘de plano’ è riservata ai casi in cui l’inammissibilità è evidente e non richiede approfondimenti dibattimentali. La Corte, nel provvedimento in esame, ha rilevato proprio questa situazione, procedendo di conseguenza alla declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

Le conseguenze di tale declaratoria sono duplici e gravose per il ricorrente. In primo luogo, l’inammissibilità del ricorso comporta la condanna al pagamento delle spese del procedimento. In secondo luogo, la legge prevede il versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, un ente che finanzia progetti di reinserimento per i detenuti. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in tremila euro. La decisione sottolinea quindi l’importanza di presentare ricorsi fondati e redatti nel rispetto di tutti i requisiti formali, per evitare non solo il rigetto nel merito, ma anche sanzioni economiche dirette derivanti da una declaratoria di inammissibilità.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

Con quale procedura la Corte di Cassazione può dichiarare l’inammissibilità?
La Corte può procedere ‘senza formalità di procedura’ ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, ovvero con una decisione ‘de plano’ basata sugli atti e senza la partecipazione delle parti in udienza.

La decisione di inammissibilità viene sempre presa senza la partecipazione delle parti?
No, questa procedura semplificata, definita ‘trattazione camerale non partecipata’, è una possibilità prevista dalla legge (legge n. 103 del 2017) per i casi in cui l’inammissibilità è di palese evidenza, al fine di snellire il procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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