Inammissibilità Ricorso Cassazione: Analisi di un Caso Pratico
L’accesso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un esempio emblematico è rappresentato dal concetto di inammissibilità ricorso Cassazione, una decisione che ferma il processo prima ancora di entrare nel vivo delle questioni legali. Analizziamo un’ordinanza recente per comprendere meglio le dinamiche e le conseguenze di tale esito.
Il caso in esame riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Brescia del 3 ottobre 2024. Il ricorrente, sperando di ottenere una revisione della decisione a lui sfavorevole, si è rivolto alla Suprema Corte. Tuttavia, l’esito non è stato quello auspicato.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale è lineare. Un soggetto, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Brescia, ha deciso di esercitare il proprio diritto di impugnazione proponendo ricorso per Cassazione. L’obiettivo era contestare la legittimità della sentenza di secondo grado, probabilmente per vizi di legge o di motivazione.
La Corte di Cassazione, specificamente la settima sezione penale, ha preso in carico il ricorso per una valutazione preliminare, come avviene per tutte le impugnazioni che le vengono sottoposte.
La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso Cassazione
Con ordinanza del 23 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha troncato il percorso del ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza del ricorrente, né valuta la fondatezza delle argomentazioni legali sollevate. Si tratta, invece, di una pronuncia puramente processuale.
L’inammissibilità viene dichiarata quando l’atto di impugnazione manca dei requisiti essenziali previsti dal codice di procedura. Le cause possono essere molteplici:
* Mancanza di motivi specifici: il ricorso non indica chiaramente quali norme di legge sarebbero state violate.
* Motivi non consentiti: il ricorrente cerca di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.
* Vizi di forma o presentazione: l’atto potrebbe essere stato depositato fuori termine o senza rispettare le formalità richieste.
La pronuncia di inammissibilità ha l’effetto di rendere definitiva la sentenza impugnata, chiudendo ogni ulteriore possibilità di riesame.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non esplicita nel dettaglio le ragioni specifiche dell’inammissibilità. Questo è tipico delle decisioni della settima sezione, che svolge una funzione di ‘filtro’ per i ricorsi manifestamente infondati o proceduralmente scorretti. La mancanza di una motivazione estesa suggerisce che i vizi del ricorso erano talmente evidenti da non richiedere un’analisi approfondita. In questi casi, la Corte si limita a constatare il difetto e a emettere la relativa declaratoria, applicando le conseguenze di legge.
Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche dell’Inammissibilità
Le implicazioni per il ricorrente sono significative e duplici. In primo luogo, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso Cassazione comporta la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, il ricorrente è stato condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Quest’ultima è una sanzione pecuniaria volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente dilatori o infondati.
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione è uno strumento tecnico che richiede massima perizia e il rispetto rigoroso delle norme procedurali. Un errore nella sua formulazione può portare non solo al rigetto, ma anche a sanzioni economiche, precludendo definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice di legittimità.
Cosa significa che un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non ha esaminato il merito della questione perché l’atto di ricorso mancava dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge, bloccando di fatto il processo.
Quali sono le conseguenze economiche per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
La Corte di Cassazione ha valutato se la sentenza d’appello fosse giusta o sbagliata?
No, la dichiarazione di inammissibilità è una decisione di carattere puramente procedurale. Impedisce alla Corte di Cassazione di entrare nel merito del caso e di valutare la correttezza della sentenza impugnata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21751 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21751 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato a PALERMO il 20/11/1968
avverso la sentenza del 03/10/2024 della CORTE APPELLO di BRESCIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con cui si contesta vizio della
motivazione posta a base del giudizio sulla pena, risulta del tutto generico per indeterminatezza, perché privo dei requisiti prescritti dall art. 581, comma 1, cod.
proc. pen., in quanto, a fronte di una motivazione della sentenza impugnata logicamente corretta (si veda pag. 4 della impugnata sentenza), non indica con
puntualità e concreta specificità gli elementi che sono alla base della censura formulata, non consentendo così al giudice dell’impugnazione di individuare i rilievi
mossi ed esercitare il proprio sindacato;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 23 maggio 2025.