Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico
L’inammissibilità del ricorso in Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e, allo stesso tempo, più severi nel panorama della giustizia penale. Quando la Suprema Corte emette una simile pronuncia, non entra nel merito della questione, ma si ferma a una valutazione preliminare che decreta la fine del percorso processuale per l’imputato. Un’ordinanza recente ci offre lo spunto per analizzare le cause e, soprattutto, le conseguenze di questa decisione.
I Fatti del Caso: L’Impugnazione della Sentenza d’Appello
Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova in data 19 novembre 2024. Il ricorrente, nato nel 1985, ha cercato di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, portando le sue ragioni dinanzi ai giudici di legittimità. La Settima Sezione Penale della Cassazione è stata chiamata a valutare la validità formale e sostanziale del ricorso proposto.
La Decisione della Suprema Corte e l’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione
All’udienza del 5 maggio 2025, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere relatore, la Corte ha emesso un’ordinanza dal contenuto netto e inequivocabile. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione non significa che la Corte abbia ritenuto il ricorrente colpevole o innocente nel merito, ma semplicemente che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti tecnici e giuridici necessari per essere esaminato.
Le Motivazioni della Decisione
Sebbene l’ordinanza sia estremamente sintetica e non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, possiamo dedurre che il ricorso sia incorso in uno dei vizi tipici previsti dal codice di procedura penale. Le cause di inammissibilità possono essere molteplici: la proposizione del ricorso fuori dai termini di legge, la mancanza di motivi specifici di impugnazione, la contestazione di questioni di fatto (che la Cassazione non può valutare) anziché di violazioni di legge, oppure la sottoscrizione da parte di un difensore non abilitato.
La conseguenza diretta di questa declaratoria è duplice e pesante per il ricorrente. In primo luogo, la sentenza della Corte d’Appello di Genova diventa definitiva e irrevocabile. In secondo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento di due voci di spesa:
1. Le spese processuali: i costi relativi al procedimento dinanzi alla Cassazione.
2. Una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende: una sanzione pecuniaria che viene irrogata proprio nei casi di ricorso inammissibile, volta a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a finanziare progetti per il recupero dei condannati.
Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche dell’Inammissibilità
La vicenda sottolinea un principio fondamentale del diritto processuale: l’accesso alla giustizia, specialmente a quella di ultima istanza come la Cassazione, è subordinato al rigoroso rispetto di regole formali. Un ricorso mal formulato o presentato senza un valido fondamento giuridico non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche significative conseguenze economiche per l’imputato. La decisione di inammissibilità del ricorso in Cassazione serve quindi come monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente e di valutare attentamente i presupposti per un’impugnazione, al fine di evitare che il tentativo di far valere le proprie ragioni si trasformi in un’ulteriore condanna, questa volta di natura economica.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non ha esaminato il merito della vicenda, ma ha rilevato un vizio nell’atto di ricorso che ne ha impedito la trattazione. La sentenza impugnata diventa quindi definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base a quanto deciso nell’ordinanza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.
La Corte di Cassazione ha valutato se la decisione della Corte d’Appello fosse giusta o sbagliata?
No, la dichiarazione di inammissibilità preclude ogni valutazione sul merito della sentenza impugnata. La Corte si è limitata a una verifica preliminare sulla correttezza formale e procedurale del ricorso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21386 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21386 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il 01/01/1985
avverso la sentenza del 19/11/2024 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Ritenuto che il ricorso, proposto da NOME COGNOME è inammissibile, perché le
censure prospettate non sono consentite dalla legge in sede di legittimità, in quanto volte a contrastare il trattamento sanzionatorio, malgrado la sentenza
impugnata risulti sorretta da sufficiente e non illogica motivazione nonché da adeguato esame delle deduzioni difensive sul punto (viene fatto un assorbente
riferimento alla congruità della pena, determinata quasi nel minimo, insuscettibile di alcuna modifica
in melius, stante l’indole dell’imputato incline al ricorso alla
violenza), sviluppato con argomentazioni logiche che portano il relativo giudizio al riparo da rilievi prospettabili in sede di legittimità;
rilevato che all’inammissibilità del ricorso conseguono le pronunce di cui
all’art. 616 cod. proc. pen.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 maggio 2025
Il Consigliere estensore