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Inammissibilità ricorso Cassazione: la decisione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da due soggetti avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. A seguito di questa pronuncia, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: Conseguenze e Sanzioni

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Questa decisione, pur essendo di natura procedurale, comporta effetti sostanziali molto concreti per chi la subisce, come il pagamento di spese e sanzioni. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le sue implicazioni legali.

I Fatti del Caso

Due persone hanno presentato ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 13 novembre 2024. Il ricorso mirava a ottenere una revisione della decisione di secondo grado. La Corte di Cassazione, dopo aver ricevuto gli atti e dato avviso alle parti, ha esaminato i ricorsi in udienza.

La Decisione della Corte: Inammissibilità e Condanna alle Spese

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 25347 del 2025, ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Questo tipo di pronuncia impedisce alla Corte di entrare nel merito della questione, ovvero di valutare se la sentenza d’appello fosse giusta o sbagliata. La declaratoria di inammissibilità è una barriera procedurale che si attiva quando il ricorso non rispetta i requisiti prescritti dalla legge per essere esaminato.

Le Motivazioni: l’Applicazione dell’Art. 616 c.p.p.

La conseguenza diretta e quasi automatica della dichiarazione di inammissibilità è l’applicazione di quanto previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. La Corte ha motivato la condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria proprio sulla base di questa norma. Il testo dell’ordinanza chiarisce che, non essendo emerse ‘ragioni di esonero’, i ricorrenti sono tenuti a farsi carico delle spese del procedimento e a versare una somma a favore della Cassa delle ammende. Nello specifico, la Corte ha quantificato tale sanzione in tremila euro per ciascun ricorrente. Questa misura ha una duplice funzione: da un lato, sanziona l’abuso dello strumento processuale, scoraggiando la presentazione di ricorsi infondati o tecnicamente errati; dall’altro, contribuisce a finanziare la Cassa delle ammende, un fondo destinato a progetti di riabilitazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione evidenzia un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche significative. Per i ricorrenti, la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva, e a ciò si aggiunge l’obbligo di pagare sia le spese legali del procedimento in Cassazione sia la sanzione pecuniaria. Questo caso serve da monito sull’importanza di una valutazione attenta e professionale dei presupposti di un ricorso, per evitare esiti sfavorevoli e costi aggiuntivi.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione sui ricorsi presentati?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, senza quindi procedere all’esame del merito della questione.

Quali sono le conseguenze economiche per i ricorrenti?
I ricorrenti sono stati condannati a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

Su quale base giuridica si fonda la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria?
La condanna si basa sull’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede il pagamento di una sanzione in caso di inammissibilità del ricorso, salvo la presenza di ragioni di esonero che in questo caso non sono state ravvisate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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