Inammissibilità Ricorso Cassazione: Quando la Suprema Corte Chiude le Porte
L’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di uno degli esiti più comuni e temuti del giudizio di legittimità: la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Questo provvedimento, sebbene conciso, è denso di significato procedurale e comporta conseguenze definitive per i ricorrenti. Analizziamo la decisione per comprendere meglio le dinamiche del processo penale nel suo grado più alto.
I Fatti Processuali
Il caso trae origine dal ricorso presentato da due soggetti avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze in data 9 aprile 2024. I ricorrenti, cercando di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, si sono rivolti alla Suprema Corte di Cassazione. L’ordinanza non entra nel dettaglio dei reati contestati né delle censure mosse alla sentenza d’appello, concentrandosi esclusivamente sull’aspetto procedurale del ricorso.
La Decisione della Corte
Con un’ordinanza del 14 aprile 2025, la Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando i ricorsi proposti inammissibili. Tale decisione ha impedito alla Corte di esaminare il merito delle questioni sollevate. Come conseguenza diretta di questa pronuncia, i due ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista dalla legge proprio per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o privi dei requisiti necessari.
Le Motivazioni: Il Significato dell’Inammissibilità Ricorso Cassazione
Sebbene il documento non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, possiamo delineare i motivi generali per cui un ricorso in Cassazione viene respinto in questa fase preliminare. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si rivalutano i fatti, ma un giudizio di ‘legittimità’, volto a verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge.
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per diverse cause, tra cui:
* Mancanza dei motivi specifici: Il ricorso deve indicare in modo chiaro e preciso le presunte violazioni di legge o i vizi di motivazione della sentenza impugnata. Motivi generici o ripetitivi di quelli già presentati in appello non sono sufficienti.
* Censure di merito: Se il ricorrente chiede alla Cassazione di rivalutare le prove o la ricostruzione dei fatti (ad esempio, l’attendibilità di un testimone), il ricorso sconfina nel merito, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.
* Vizi formali: La mancata osservanza di requisiti formali, come la sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato al patrocinio in Cassazione o il mancato rispetto dei termini per la presentazione.
La decisione di inammissibilità è, quindi, un filtro rigoroso che garantisce che solo le questioni di diritto meritevoli di approfondimento giungano all’attenzione della Suprema Corte.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione ha un’implicazione fondamentale: la sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Per i ricorrenti, ciò significa che la condanna (o l’assoluzione) decisa dalla Corte d’Appello non può più essere messa in discussione. La condanna accessoria al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende rappresenta un ulteriore aggravio economico. Questo caso ribadisce l’importanza di una valutazione attenta e strategica prima di intraprendere il percorso del ricorso per Cassazione, che deve fondarsi su solide argomentazioni giuridiche e non su una semplice speranza di riesame dei fatti.
Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, il che significa che non ha esaminato nel merito le questioni sollevate dagli appellanti perché il ricorso non superava i requisiti procedurali richiesti dalla legge.
Quali sono le conseguenze economiche per chi ha presentato il ricorso?
I ricorrenti sono stati condannati a pagare le spese del procedimento e una somma aggiuntiva di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista per i ricorsi dichiarati inammissibili.
La dichiarazione di inammissibilità significa che la sentenza precedente era giusta?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione, dichiarando l’inammissibilità, non si è pronunciata sulla correttezza o meno della decisione della Corte d’Appello. Ha semplicemente stabilito che il ricorso non poteva essere giudicato, rendendo così definitiva la sentenza precedente.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29788 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29788 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/04/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a BAGNO A RIPOLI il 13/03/1993 COGNOME NOME nato a NAPOLI il 29/10/1991
avverso la sentenza del 09/04/2024 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
R.G. n. 2253/2025
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Visti gli atti, la sentenza impugnata, (condanna per il reato di cui all’art. 341 bis cod
Esaminato il motivo dei ricorsi, relativo alla estinzione del reato per prescrizione prima pronuncia della sentenza impugnata;
Ritenuto il motivo inammissibile perché manifestamente infondato, avendo il decreto di citazione in appello efficacia interruttiva del corso del termine di prescrizione (cfr., tra
Sez. 3, n. 26803 del 16/03/2023, Bene, Rv. 284734);
Rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore dell
Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processual della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 14 aprile 2025.