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Inammissibilità ricorso Cassazione: la decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza del GIP. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi del ricorso non rientravano nelle specifiche categorie previste dal codice di procedura penale. Di conseguenza, l’impugnazione è stata respinta senza formalità e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 4.000 euro, evidenziando la rigorosità dei criteri di accesso al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi di una Recente Ordinanza

L’accesso alla Corte di Cassazione è un momento cruciale del nostro sistema giudiziario, rappresentando l’ultimo grado di giudizio. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. La recente legislazione ha introdotto filtri più stringenti per garantire l’efficienza della giustizia. Un’ordinanza recente della Suprema Corte offre un chiaro esempio pratico dei limiti e delle conseguenze di un’impugnazione, affrontando il tema dell’inammissibilità ricorso Cassazione e le sue pesanti conseguenze economiche per il ricorrente.

Il Fatto in Breve

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un giovane imputato avverso una sentenza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione del primo giudice, ha deciso di adire direttamente la Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della pronuncia. Tuttavia, il suo tentativo si è scontrato con le rigide regole procedurali che governano il giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con la quale ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione non è entrata nel merito delle ragioni dell’imputato, ma si è fermata a un livello preliminare, ovvero alla verifica dei requisiti formali e sostanziali dell’impugnazione stessa. La Corte ha stabilito che i motivi addotti dal ricorrente non rientravano nel novero di quelli tassativamente previsti dalla legge per poter accedere al giudizio di Cassazione. Di conseguenza, oltre a respingere il ricorso, ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nell’applicazione dell’articolo 610, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017). Questa norma ha lo scopo di deflazionare il carico di lavoro della Suprema Corte, limitando i ricorsi ai soli casi in cui si lamentano specifici vizi. La Corte ha chiarito che i motivi presentati dal ricorrente non riguardavano:

1. L’espressione della volontà dell’imputato.
2. Il difetto di correlazione tra la richiesta dell’accusa e la sentenza.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Poiché le doglianze dell’imputato esulavano da queste categorie, il ricorso è stato giudicato ab origine inammissibile. La Corte ha inoltre specificato che, in questi casi, la declaratoria di inammissibilità deve essere pronunciata “senza formalità”, come previsto dal comma 5-bis dello stesso articolo 610, accelerando ulteriormente la procedura.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. La decisione evidenzia le severe conseguenze per chi presenta ricorsi non fondati su motivi specificamente ammessi dalla legge. La condanna al pagamento di una somma cospicua alla Cassa delle ammende non è solo una sanzione, ma funge da forte deterrente contro impugnazioni dilatorie o pretestuose. Per i cittadini e i loro difensori, ciò significa che la redazione di un ricorso per Cassazione richiede una preparazione tecnica impeccabile e una scrupolosa analisi dei motivi, pena la sua immediata reiezione con un significativo esborso economico.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile “senza formalità”?
Secondo la pronuncia, un ricorso è dichiarato inammissibile “senza formalità” quando i motivi non rientrano nelle categorie specifiche elencate dall’art. 610, comma 2-bis del codice di procedura penale, come questioni relative all’espressione della volontà dell’imputato, alla correlazione tra richiesta e sentenza, alla qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte che presenta un ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 4.000,00 euro.

Perché i motivi del ricorso in questo caso specifico non sono stati considerati validi?
I motivi non sono stati ritenuti validi perché non riguardavano nessuno dei vizi tassativamente previsti dalla legge per l’accesso al giudizio di legittimità, come un errore nella qualificazione giuridica del reato o l’illegalità della pena. Il ricorso non verteva, quindi, su una questione di pura legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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