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Inammissibilità ricorso Cassazione: la condanna spese

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. A seguito della pronuncia di inammissibilità ricorso Cassazione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 4.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende, ritenuta equa in relazione alle questioni sollevate.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le sue Conseguenze Economiche

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla proposizione di un ricorso davanti alla Suprema Corte di Cassazione che non supera il vaglio di ammissibilità. La dichiarazione di inammissibilità ricorso Cassazione non solo pone fine al percorso giudiziario, ma comporta anche significative sanzioni economiche per chi ha intrapreso l’impugnazione. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso in Esame: dal Ricorso alla Decisione della Suprema Corte

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Il ricorrente ha cercato di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, portando le proprie doglianze dinanzi alla Corte di Cassazione, il più alto organo della giurisdizione italiana. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato. La Quinta Sezione Penale della Corte ha esaminato il ricorso e, con ordinanza, lo ha dichiarato inammissibile, chiudendo di fatto la porta a qualsiasi ulteriore discussione sul merito della questione.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità ricorso Cassazione

La conseguenza più diretta e immediata della dichiarazione di inammissibilità è l’applicazione dell’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Questa norma stabilisce che la parte privata che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile è condannata a sostenere due tipi di oneri economici:

1. Il pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento dinanzi alla Corte.
2. Il versamento di una somma alla Cassa delle ammende: questa è una sanzione pecuniaria il cui importo viene determinato dalla Corte in via equitativa.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto equo fissare questa somma a 4.000,00 euro, una cifra non trascurabile che funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati.

La Valutazione di Equità della Corte

È interessante notare come la Corte abbia motivato la quantificazione della sanzione “in ragione delle questioni dedotte”. Sebbene l’ordinanza non entri nel dettaglio dei motivi del ricorso, questa espressione suggerisce che la Corte li abbia valutati come privi di pregio giuridico o non conformi ai rigidi requisiti previsti per adire il giudice di legittimità. La sanzione, quindi, non è arbitraria ma è commisurata alla futile attivazione della macchina giudiziaria al suo più alto livello.

Le Motivazioni

La pronuncia di inammissibilità si fonda sull’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Questa norma stabilisce che, quando il ricorso viene dichiarato inammissibile, la parte che lo ha proposto deve essere condannata al pagamento delle spese del procedimento. Oltre a ciò, la legge prevede il versamento di una somma alla Cassa delle ammende. La Corte, nel determinare l’importo di 4.000,00 euro, ha operato una valutazione di equità, tenendo conto delle “questioni dedotte”. Ciò suggerisce che i motivi del ricorso sono stati ritenuti manifestamente infondati o non conformi ai requisiti specifici per adire la Corte di Cassazione, giustificando così una sanzione pecuniaria di tale entità.

Le Conclusioni

In conclusione, questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’accesso alla Corte di Cassazione non è incondizionato. I ricorsi devono essere redatti con rigore e basarsi su motivi validi previsti dalla legge. Un’impugnazione presentata senza i dovuti presupposti non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche significative conseguenze economiche per il ricorrente. La decisione serve da monito sull’importanza di una valutazione attenta prima di intraprendere la via del ricorso per cassazione, evidenziando il rischio di una condanna pecuniaria che si aggiunge alle spese processuali.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del Codice di Procedura Penale, la parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare 4.000,00 euro?
La Corte di Cassazione ha stabilito tale importo come sanzione da versare alla Cassa delle ammende, ritenendolo equo in considerazione della natura delle questioni sollevate nel ricorso, che evidentemente sono state giudicate prive dei requisiti necessari per essere esaminate.

La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è sempre automatica in caso di inammissibilità?
Sì, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende è una conseguenza prevista direttamente dalla legge (art. 616 c.p.p.) ogni volta che un ricorso viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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