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Inammissibilità ricorso cassazione: firma avvocato

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per cassazione presentato personalmente da un soggetto detenuto. La decisione si fonda sulla legge n. 103/2017, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso per Cassazione: Perché la Firma dell’Avvocato è Obbligatoria

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, ma il suo esercizio è regolato da precise norme procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia di impugnazioni penali: l’inammissibilità del ricorso per cassazione se non sottoscritto da un avvocato abilitato. Questo articolo analizza la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche, specialmente alla luce della cosiddetta Riforma Orlando.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Presentato Personalmente

La vicenda trae origine da un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di una città del centro Italia. Un soggetto, all’epoca ristretto presso una casa circondariale, decideva di impugnare tale provvedimento proponendo personalmente ricorso alla Corte di Cassazione. La dichiarazione di ricorso veniva resa direttamente all’ufficio matricola dell’istituto penitenziario, come consentito in passato.

Tuttavia, sia il provvedimento impugnato sia la presentazione del ricorso erano successivi al 4 agosto 2017, data di entrata in vigore di una significativa modifica legislativa.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso con una procedura semplificata, nota come de plano, prevista dall’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale per i casi di manifesta inammissibilità.

L’esito è stato netto: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Una decisione che, seppur severa, è una diretta applicazione delle norme vigenti.

Le Motivazioni: L’Impatto della Riforma Orlando

Il cuore della decisione risiede nella Legge 23 giugno 2017, n. 103 (nota come Riforma Orlando), che ha modificato in modo sostanziale le regole per proporre ricorso per cassazione. La Corte ha osservato che questa legge ha escluso la facoltà dell’imputato, e quindi anche del condannato, di proporre personalmente l’impugnazione davanti alla Suprema Corte.

Gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, come novellati dalla riforma, stabiliscono in modo inequivocabile che l’atto di ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità del ricorso per cassazione, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. La ratio di questa norma è quella di garantire un filtro tecnico-qualitativo, assicurando che gli atti sottoposti al vaglio del massimo organo di giurisdizione posseggano la necessaria perizia giuridica, evitando così di congestionare la Corte con ricorsi infondati o mal formulati. Questo orientamento è stato peraltro consolidato da una pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 8914/2017), che ha confermato l’obbligatorietà di tale requisito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame è un monito chiaro: chiunque intenda presentare un ricorso alla Corte di Cassazione in materia penale non può più farlo personalmente. È indispensabile rivolgersi a un avvocato cassazionista, ovvero un legale iscritto all’albo speciale. Agire diversamente comporta conseguenze automatiche e negative: il ricorso verrà dichiarato inammissibile senza neppure essere esaminato nel merito, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Questa regola si applica a tutti, inclusi coloro che si trovano in stato di detenzione, i quali devono necessariamente avvalersi di un difensore qualificato per far valere le proprie ragioni davanti alla Suprema Corte.

Un imputato o condannato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No. In base alla normativa vigente (legge n. 103/2017), l’atto di ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione, pena l’inammissibilità.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente dall’interessato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile ‘de plano’, cioè senza udienza. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata di tremila euro.

Questa regola vale per tutti i ricorsi?
Sì, questa regola si applica a tutti i ricorsi e provvedimenti successivi al 4 agosto 2017, data di entrata in vigore della legge n. 103/2017 che ha introdotto questa modifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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