LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso Cassazione: costi e sanzioni

Un soggetto ha proposto un ricorso straordinario contro una sentenza che, dichiarando inammissibile il suo precedente appello per sopravvenuta carenza di interesse, lo condannava al pagamento delle spese. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile anche il ricorso straordinario, chiarendo che l’inammissibilità ricorso cassazione, anche se per motivi non imputabili al ricorrente, giustifica la condanna alle sole spese. Tuttavia, la successiva inammissibilità del ricorso straordinario comporta un’ulteriore condanna sia alle spese che al pagamento di una sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Cassazione: Attenzione a Costi e Sanzioni

L’esito di un procedimento giudiziario può riservare sorprese, specialmente quando si tratta delle conseguenze economiche di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’inammissibilità del ricorso in Cassazione e le relative implicazioni in termini di spese processuali e sanzioni pecuniarie. Anche quando un ricorso perde di interesse per cause non imputabili al ricorrente, le conseguenze procedurali possono essere severe, come dimostra il caso in esame, che ha visto il ricorrente subire una doppia condanna economica.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da una precedente sentenza della Corte di Cassazione che aveva dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo, condannandolo contestualmente al pagamento delle spese processuali. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto un ricorso straordinario, chiedendo la revoca della condanna alle spese.

La sua tesi si basava su un presupposto specifico: il ricorso originario era stato di fatto abbandonato per una “sopravvenuta carenza di interesse”, poiché la misura cautelare che lo aveva spinto ad agire era stata nel frattempo revocata. In sostanza, il ricorrente sosteneva che, non avendo più motivo di proseguire il giudizio, non avrebbe dovuto essere gravato delle spese.

L’analisi della Corte e le conseguenze dell’inammissibilità ricorso Cassazione

La Corte Suprema ha respinto le argomentazioni del ricorrente, dichiarando inammissibile anche il ricorso straordinario. La decisione si fonda su un consolidato principio di diritto che distingue nettamente le conseguenze di diverse situazioni procedurali.

In primo luogo, i giudici hanno richiamato un orientamento secondo cui, nell’ipotesi di inammissibilità del ricorso in Cassazione per una sopravvenuta carenza di interesse non imputabile al ricorrente (come la revoca del provvedimento impugnato), quest’ultimo può essere condannato al solo pagamento delle spese processuali, ma non anche al versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende. Questo principio tutelava parzialmente la posizione del ricorrente nel primo giudizio.

Tuttavia, la proposizione del ricorso straordinario ha aperto un nuovo, distinto, procedimento. L’inammissibilità di questo secondo ricorso ha innescato una conseguenza autonoma e più severa, prevista dalla legge per chi presenta un’impugnazione che non supera il vaglio di ammissibilità.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha motivato la sua decisione finale in modo lineare. Poiché il ricorso straordinario è stato dichiarato inammissibile e non sono state individuate ragioni per un’esenzione (richiamando una sentenza della Corte Costituzionale), la legge impone una duplice condanna per il ricorrente.

Di conseguenza, all’inammissibilità del secondo ricorso è seguita, per legge, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle ulteriori spese processuali generate da questo nuovo giudizio, ma anche al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha quindi applicato rigorosamente la sanzione prevista per le impugnazioni temerarie o prive dei requisiti di legge.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito: la rinuncia a un ricorso per carenza di interesse non esonera automaticamente dal pagamento delle spese processuali. Inoltre, e soprattutto, intraprendere un ulteriore rimedio legale, come il ricorso straordinario, contro la condanna alle spese è una mossa che deve essere attentamente ponderata. Se anche questo secondo ricorso viene giudicato inammissibile, le conseguenze economiche si aggravano notevolmente, aggiungendo una sanzione pecuniaria alle spese legali. La decisione sottolinea la necessità di valutare con estrema cautela i presupposti di ammissibilità di ogni impugnazione, per evitare di incorrere in costi e sanzioni impreviste.

Se un ricorso in Cassazione diventa inammissibile per una causa non dipendente dal ricorrente, si devono comunque pagare le spese?
Sì. Secondo la Corte, anche in caso di inammissibilità per sopravvenuta carenza di interesse non imputabile al ricorrente (come la revoca del provvedimento impugnato), quest’ultimo può essere condannato al solo pagamento delle spese processuali, ma non alla sanzione per la Cassa delle ammende.

Cosa succede se si propone un ricorso straordinario contro la condanna alle spese e anche questo viene dichiarato inammissibile?
L’inammissibilità del secondo ricorso (quello straordinario) comporta una nuova e autonoma condanna. In questo caso, il ricorrente è condannato sia al pagamento delle ulteriori spese processuali sia al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Qual è la conseguenza finale per il ricorrente in questo caso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del suo ricorso straordinario, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese processuali relative a tale ricorso e una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati