Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione offre uno spunto fondamentale per comprendere le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso nel nostro ordinamento. Questo tipo di provvedimento, sebbene sintetico, delinea un esito processuale netto: la chiusura definitiva del giudizio con l’addebito di sanzioni economiche a carico del ricorrente. Analizziamo i dettagli del caso e le sue implicazioni pratiche.
I Fatti Processuali
Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna in data 2 luglio 2024. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, l’organo supremo della giurisdizione italiana. La Corte, riunitasi in udienza il 9 aprile 2025, ha esaminato la ricevibilità dell’atto di impugnazione.
La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso
L’esito dell’udienza è stato la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questo significa che la Corte Suprema non è nemmeno entrata nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente. La decisione di inammissibilità si verifica quando il ricorso manca dei requisiti formali previsti dalla legge oppure quando i motivi addotti sono manifestamente infondati, ovvero palesemente privi di qualsiasi pregio giuridico. Con questa pronuncia, la sentenza della Corte d’Appello di Bologna diventa definitiva e irrevocabile.
Le Conseguenze Economiche della Decisione
La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze per la parte che ha proposto l’impugnazione. L’ordinanza in esame, infatti, condanna il ricorrente a due pagamenti distinti:
1. Il pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione della fase di giudizio in Cassazione.
2. Il versamento di una somma alla Cassa delle ammende: la Corte ha quantificato tale somma in euro 3.000,00. Questo versamento ha una natura sanzionatoria e serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.
Le Motivazioni della Condanna Accessoria
Le motivazioni che sottendono la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria risiedono nella necessità di tutelare l’efficienza della giustizia. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito non è riesaminare i fatti del processo, ma verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi inferiori. Quando un ricorso non presenta motivi validi o è redatto in violazione delle norme procedurali, esso impegna risorse preziose che potrebbero essere dedicate a casi meritevoli di approfondimento. La sanzione pecuniaria, quindi, funge da deterrente, inducendo le parti a una maggiore ponderazione prima di adire la Suprema Corte.
Le Conclusioni
In conclusione, l’ordinanza analizzata, pur nella sua brevità, è emblematica del rigore con cui la Corte di Cassazione valuta i presupposti di ammissibilità dei ricorsi. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non solo preclude ogni ulteriore discussione sul merito della vicenda, rendendo definitiva la condanna, ma comporta anche significative conseguenze economiche per il ricorrente. Ciò ribadisce l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che possa valutare con attenzione le reali possibilità di successo di un’impugnazione, evitando così esiti processuali sfavorevoli e sanzioni pecuniarie.
Cosa significa quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché il ricorso non rispetta i requisiti di legge o i suoi motivi sono manifestamente infondati. La sentenza impugnata diventa così definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche per chi propone un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato e al versamento di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il pagamento alla Cassa delle ammende ha una funzione sanzionatoria e deterrente. Serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi pretestuosi o dilatori, che causano un inutile dispendio di risorse per il sistema giudiziario.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 16568 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 16568 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 09/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il 20/12/1965
avverso la sentenza del 02/07/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
– che, con l’impugnata sentenza, la Corte di appello di Bologna ha confermato la pronuncia di primo grado con la quale NOME era stato condannato per il reato di furto
pluriaggravato;
– che, avverso detta sentenza, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, a mezzo del proprio difensore;
– che l’unico motivo di ricorso è privo di specificità, perché meramente reiterativ identiche doglianze proposte con i motivi di gravame, disattese nella sentenza impugnata con
corretta motivazione in diritto e congrua e completa argomentazione in punto di fatto (cfr. pag
3 della sentenza impugnata), con le quali il ricorrente non si è effettivamente confrontato;
– che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle
ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 9 aprile 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente