Inammissibilità Ricorso Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le Sue Conseguenze Economiche
Quando un procedimento giudiziario giunge al suo ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, le regole procedurali diventano estremamente stringenti. Un’ordinanza recente ci offre lo spunto per analizzare il concetto di inammissibilità del ricorso in Cassazione e, soprattutto, le sue dirette conseguenze per chi lo propone. Comprendere questo meccanismo è fondamentale per capire perché non tutte le sentenze possono essere riesaminate nel merito dalla Suprema Corte.
Il Contesto del Caso Giudiziario
Il caso in esame nasce da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa da una Corte d’Appello in data 25 marzo 2024. La parte ricorrente, dopo aver ricevuto una decisione sfavorevole nel secondo grado di giudizio, ha tentato la via dell’impugnazione dinanzi alla massima istanza giurisdizionale italiana. Tuttavia, il percorso si è interrotto bruscamente.
La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso
Con un’ordinanza emessa il 14 aprile 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ovvero non stabilisce se la Corte d’Appello avesse ragione o torto. Piuttosto, la dichiarazione di inammissibilità significa che il ricorso non superava un vaglio preliminare, in quanto privo dei requisiti formali e sostanziali richiesti dalla legge per essere esaminato.
La conseguenza più immediata, oltre alla definitiva conferma della sentenza impugnata, è stata di natura economica. La parte ricorrente è stata condannata al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo non è un risarcimento, ma una vera e propria sanzione processuale.
Le Motivazioni dietro l’Inammissibilità del Ricorso Cassazione
Sebbene il testo dell’ordinanza sia molto sintetico e non espliciti le ragioni specifiche, possiamo delineare le cause più comuni che portano a una declaratoria di inammissibilità del ricorso in Cassazione in ambito penale. Tra queste troviamo:
* Vizi di forma: La mancata osservanza delle rigide regole procedurali per la presentazione del ricorso.
* Motivi non consentiti: La proposizione di censure che riguardano la ricostruzione dei fatti o la valutazione delle prove, materie che sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non possono essere ridiscusse in Cassazione.
* Genericità dei motivi: L’assenza di una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, limitandosi a una generica contestazione.
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende serve come deterrente per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza reali prospettive di accoglimento.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
La decisione analizzata ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge. L’inammissibilità del ricorso in Cassazione non solo rende definitiva la sentenza precedente, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente. Questa sanzione sottolinea la responsabilità di adire la Suprema Corte solo in presenza di validi motivi di diritto, evitando impugnazioni avventate che, oltre a non avere successo, generano un costo per chi le promuove e per l’intero sistema giustizia.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e, come nel caso di specie, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Che cos’è la Cassa delle ammende e a cosa serve?
La Cassa delle ammende è un ente pubblico che raccoglie i proventi delle sanzioni pecuniarie inflitte in sede penale. I fondi raccolti vengono utilizzati per finanziare programmi di miglioramento delle infrastrutture carcerarie e per progetti volti al reinserimento sociale dei detenuti.
A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
Nell’ordinanza esaminata, la Corte di Cassazione ha condannato la parte ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come conseguenza diretta della dichiarata inammissibilità del suo ricorso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19161 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19161 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 19/03/1976
avverso la sentenza del 25/03/2024 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
•
OSSERVA
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché deduce un motivo versato in fatto e meramente riproduttivo di profili di censura in ordine al giudizio di responsabilità (breve durata del cont
già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dalla sentenza impugnata
(si veda pagina 4);
ritenuto che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna della ricorrente pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila da versare in favore della
cassa delle ammende, non potendosi ritenere che la stessa abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000)
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 14 aprile 2025
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