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Inammissibilità ricorso Cassazione: avvocato obbligatorio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23695/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso in Cassazione presentato personalmente da un condannato. La decisione ribadisce che, a seguito della riforma del 2017, è obbligatoria, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione del ricorso da parte di un difensore iscritto all’albo speciale dei cassazionisti. Il ricorrente è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso Cassazione: perché è fondamentale l’avvocato cassazionista

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale della procedura penale: il ricorso presentato personalmente dal condannato, senza la firma di un avvocato abilitato, è inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza delle regole formali nel processo e le gravi conseguenze derivanti dalla loro inosservanza. Comprendere questa regola è essenziale per chiunque si trovi ad affrontare l’ultimo grado di giudizio, poiché un errore procedurale può precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni. L’argomento centrale è proprio l’inammissibilità del ricorso in Cassazione per vizi di forma.

I fatti del caso: un ricorso presentato personalmente

Il caso in esame ha origine dal ricorso presentato da un uomo, condannato in via definitiva, avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di una città del Sud Italia in qualità di giudice dell’esecuzione. L’individuo, anziché rivolgersi a un legale specializzato, ha deciso di redigere e depositare personalmente l’atto di ricorso presso la Suprema Corte. Sia il provvedimento impugnato che il ricorso stesso erano successivi al 3 agosto 2017, data di entrata in vigore di una significativa modifica legislativa in materia.

La regola sull’inammissibilità del ricorso in Cassazione

La questione giuridica fondamentale ruota attorno alle modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 2017 (nota come Riforma Orlando), che ha inciso sull’articolo 613 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso presentato dall’imputato o dal condannato deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

La procedura semplificata ‘de plano’

Quando un ricorso presenta un vizio così evidente, come la mancanza della firma del difensore cassazionista, il codice prevede una procedura accelerata. Ai sensi dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, la Corte può dichiarare l’inammissibilità de plano, ovvero senza indire un’udienza pubblica, ma semplicemente con una deliberazione in camera di consiglio dopo aver dato avviso alle parti.

Le conseguenze economiche

Oltre alla declaratoria di inammissibilità, l’articolo 616 del codice di procedura penale prevede che il ricorrente sia condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la norma impone il versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella proposizione del ricorso. La Corte ha ritenuto congrua, nel caso di specie, una sanzione di tremila euro.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su una motivazione puramente procedurale, ma di estrema importanza. I giudici hanno considerato che il ricorso era stato proposto personalmente dal condannato e non da un difensore abilitato. Hanno poi verificato che l’atto era stato presentato dopo l’entrata in vigore della Legge n. 103/2017, che ha reso obbligatoria la sottoscrizione da parte di un avvocato cassazionista. La violazione di questa prescrizione legale è una causa di inammissibilità che non lascia spazio a interpretazioni discrezionali. Pertanto, applicando la procedura semplificata, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile ‘de plano’, condannando il ricorrente anche al pagamento delle spese e della sanzione pecuniaria, non ravvisando elementi che potessero escludere la sua colpa nel presentare un atto palesemente inidoneo.

Le conclusioni

Questa ordinanza serve come un importante monito: il giudizio di Cassazione è un procedimento altamente tecnico, governato da regole formali rigorose. Il ‘fai da te’ legale, specialmente in questo contesto, non è solo sconsigliato, ma legalmente precluso. La norma che impone la firma di un avvocato cassazionista non è un mero formalismo, ma una garanzia di professionalità e competenza tecnica, volta ad assicurare che alla Suprema Corte vengano sottoposte questioni giuridiche fondate e correttamente formulate. Per i cittadini, la lezione è chiara: per accedere all’ultimo grado di giudizio è indispensabile affidarsi a un professionista specializzato, per evitare non solo il rigetto del proprio ricorso, ma anche significative conseguenze economiche.

È possibile presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No, a seguito della riforma introdotta con la Legge n. 103 del 2017, il ricorso dell’imputato o del condannato deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione. La presentazione personale dell’atto ne causa l’inammissibilità.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato senza la firma di un avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte può procedere con una procedura semplificata (chiamata ‘de plano’), senza necessità di un’udienza formale, data l’evidenza del vizio procedurale.

Oltre a dichiarare il ricorso inammissibile, la Corte adotta altri provvedimenti?
Sì. Il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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