Inammissibilità Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre uno spunto fondamentale per comprendere le dinamiche processuali del giudizio di legittimità. Sebbene il documento sia sintetico, ci permette di esplorare il concetto di inammissibilità del ricorso, un esito frequente che pone fine al percorso giudiziario di un imputato. Questo articolo esamina il significato e le conseguenze di una tale decisione.
Il Contesto del Caso Giudiziario
Il caso ha origine da un ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. L’imputato, non accettando la decisione di secondo grado, ha deciso di adire la Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Il giudizio di Cassazione, tuttavia, non è una terza valutazione dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).
La Decisione della Corte: una Pronuncia Processuale
La Corte di Cassazione, riunita in camera di consiglio, ha esaminato il ricorso. L’esito, formalizzato attraverso un’ordinanza e non una sentenza, indica una decisione di natura prettamente processuale. Dalla struttura del provvedimento e dalla prassi giurisprudenziale, si evince che la Corte ha valutato il ricorso non meritevole di una trattazione nel merito, optando molto probabilmente per una declaratoria di inammissibilità. Questo significa che i giudici non sono entrati nel vivo delle questioni sollevate dal ricorrente, ma si sono fermati a una valutazione preliminare che ha rilevato un vizio insanabile nell’atto di impugnazione.
Le Motivazioni dietro l’Inammissibilità di un Ricorso
Le ragioni che possono portare a una pronuncia di inammissibilità del ricorso sono molteplici e definite dal codice di procedura penale. Sebbene l’ordinanza in esame non le espliciti, possiamo delineare le cause più comuni:
* Vizi di forma: Il ricorso potrebbe non rispettare i requisiti formali prescritti dalla legge, come la mancata indicazione specifica dei motivi o la carenza di sottoscrizione da parte di un difensore abilitato.
* Proposizione fuori termine: L’impugnazione è stata presentata oltre i termini perentori stabiliti dalla legge.
* Motivi non consentiti: Spesso, i ricorsi vengono dichiarati inammissibili perché, invece di denunciare violazioni di legge (error in iudicando o in procedendo), tentano di ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità.
* Manifesta infondatezza: I motivi presentati appaiono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico, tanto da non richiedere un’analisi approfondita.
La scelta di decidere con ordinanza e la menzione di sanzioni pecuniarie rafforzano l’ipotesi che il ricorso sia incorso in uno di questi vizi.
Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha conseguenze determinanti. In primo luogo, la sentenza impugnata, quella della Corte d’Appello, diventa definitiva e irrevocabile. Ciò significa che la condanna (o l’assoluzione) contenuta in essa non può più essere messa in discussione. In secondo luogo, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, e questo è un aspetto cruciale, la legge prevede che, in caso di inammissibilità, il ricorrente sia condannato anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria volta a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate. Questa ordinanza, quindi, non solo chiude la vicenda processuale, ma lo fa con un aggravio di spese per la parte che ha proposto un ricorso ritenuto non ammissibile.
Cosa significa quando la Corte di Cassazione emette un’ordinanza?
Un’ordinanza della Corte di Cassazione è un provvedimento che risolve questioni di natura procedurale. A differenza di una sentenza, che decide nel merito della causa, un’ordinanza come quella in esame definisce l’iter del processo, spesso dichiarando un ricorso irricevibile o, come in questo caso, inammissibile.
Qual è l’esito di un ricorso proposto contro una sentenza di una Corte d’Appello?
Sulla base del provvedimento esaminato, il ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello è stato valutato dalla Corte di Cassazione. La forma dell’atto (ordinanza) e le formule di rito suggeriscono una pronuncia processuale, molto probabilmente una declaratoria di inammissibilità, che impedisce l’esame del merito delle questioni sollevate.
Chi sono le figure chiave menzionate in un’ordinanza della Cassazione?
Le figure menzionate sono il Presidente del collegio giudicante, che dirige l’udienza e la deliberazione, e il Relatore (o Consigliere relatore), ovvero il giudice a cui è stato affidato lo studio approfondito del caso e che espone i fatti e le questioni di diritto agli altri membri del collegio prima della decisione finale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20809 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20809 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a SAN CATALDO il 18/08/1990
avverso la sentenza del 18/09/2024 della CORTE APPELLO di CALTANISSETTA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di Caltanissetta che ne ha confermato la condanna per il reato di
furto in abitazione aggravato;
Considerato che l’unico motivo di ricorso, che deduce vizio di motivazione in punto di prova della responsabilità, diniego delle circostanze
attenuanti generiche,
“concessione del minimo della pena con tutti i benefici di legge in precedenza non concessi”,
prospettano meri assunti difensivi del tutto scollegati da un confronto argomentativo con le ragioni della decisione;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della
somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa
delle ammende.
Così deciso il 14/05/2025