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Inammissibilità per rinuncia: le conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità per rinuncia di un ricorso avverso un’ordinanza in materia di misure cautelari. La sentenza chiarisce che la rinuncia all’impugnazione rientra tra le cause di inammissibilità che comportano la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., senza distinzione rispetto ad altre cause di inammissibilità.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità per Rinuncia: Quando Ritirare l’Appello Costa Caro

Nel complesso iter del processo penale, la decisione di impugnare un provvedimento è un diritto fondamentale. Tuttavia, cosa accade se, dopo aver presentato un ricorso, si decide di fare un passo indietro? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 26578/2025) fa luce sulle conseguenze economiche di tale scelta, confermando che l’inammissibilità per rinuncia comporta precise responsabilità per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un imputato, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per reati legati agli stupefacenti, di ottenere una sostituzione della misura. Tale richiesta veniva respinta sia dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, sia, in sede di appello, dal Tribunale di Lecce.

Contro quest’ultima decisione, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare il caso nel merito, accadeva un fatto decisivo: il difensore, in nome e per conto del suo assistito, presentava una formale rinuncia all’impugnazione.

La Rinuncia e la Dichiarazione di Inammissibilità per Rinuncia

A seguito della rinuncia, sia il Sostituto Procuratore generale presso la Corte, sia lo stesso difensore del ricorrente, hanno concordemente chiesto che il ricorso venisse dichiarato inammissibile. La Suprema Corte, prendendo atto della volontà espressa dal ricorrente, non ha potuto fare altro che accogliere tale richiesta.

L’atto di rinuncia, infatti, priva la Corte della possibilità di entrare nel merito della questione. Il processo si arresta su un piano puramente procedurale, portando a una declaratoria di inammissibilità.

Le Motivazioni

Il punto cruciale della sentenza risiede nella spiegazione delle conseguenze derivanti dalla dichiarazione di inammissibilità. La Corte ha richiamato l’articolo 616 del Codice di procedura penale, una norma che disciplina le conseguenze economiche della soccombenza in sede di legittimità.

I giudici hanno sottolineato che tale articolo non opera alcuna distinzione tra le diverse cause che possono portare a una pronuncia di inammissibilità. Che il ricorso sia viziato da un errore tecnico, che sia stato presentato fuori termine, o che, come in questo caso, sia stato oggetto di una rinuncia volontaria, il risultato non cambia. La legge prevede una conseguenza standard: la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento.

Oltre alle spese, la norma prevede l’obbligo di versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria volta a scoraggiare impugnazioni avventate o dilatorie. La rinuncia, pur essendo un atto volontario e legittimo, rientra in questo meccanismo e non esonera il ricorrente da tali obblighi.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione riafferma un principio fondamentale: la rinuncia a un’impugnazione è un atto che chiude il procedimento, ma non è privo di effetti. Essa si configura come una delle cause di inammissibilità previste dalla legge, attivando le conseguenti sanzioni pecuniarie. Ciò serve da monito sulla necessità di ponderare attentamente non solo la presentazione di un ricorso, ma anche la sua eventuale successiva ritrattazione.

Se un imputato rinuncia al ricorso in Cassazione, cosa decide la Corte?
La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, dichiara il ricorso inammissibile senza esaminarne il merito.

La rinuncia all’impugnazione comporta delle conseguenze economiche per chi la effettua?
Sì. Secondo la sentenza, la rinuncia è una causa di inammissibilità che comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

Qual è il fondamento normativo per la condanna alle spese in caso di inammissibilità per rinuncia?
Il fondamento è l’articolo 616 del Codice di procedura penale, il quale non distingue tra le varie cause di inammissibilità e prevede la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria in tutte le ipotesi, inclusa quella della rinuncia all’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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