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Inammissibilità istanza: quando è legittima?

La Cassazione annulla un decreto di inammissibilità istanza emesso da un Tribunale di Sorveglianza. La seconda richiesta di affidamento in prova non era una mera riproposizione, poiché conteneva un nuovo elemento di fatto (un diverso domicilio) volto a superare il motivo del primo rigetto. Pertanto, l’istanza doveva essere esaminata nel merito.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Istanza: La Cassazione e i Limiti alla Mera Riproposizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: l’inammissibilità istanza per mera riproposizione. Quando una richiesta, già respinta, può essere ripresentata al giudice? La pronuncia chiarisce che l’introduzione di un nuovo elemento di fatto, anche se apparentemente semplice come un cambio di domicilio, è sufficiente a superare la preclusione e a imporre al giudice una nuova valutazione nel merito.

Il Caso in Esame

Un soggetto condannato presentava al Tribunale di Sorveglianza un’istanza per ottenere la misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale. Questa prima richiesta veniva rigettata a causa dell’inidoneità del domicilio indicato.

Successivamente, il condannato presentava una nuova istanza, indicando un diverso domicilio presso cui svolgere la misura. Sorprendentemente, il Tribunale di Sorveglianza dichiarava questa seconda richiesta inammissibile de plano (cioè senza fissare un’udienza), considerandola una semplice riproposizione della precedente. Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge.

Inammissibilità Istanza: L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 666, comma 2, del codice di procedura penale.

La “Mera Riproposizione” e la Preclusione

La legge consente al giudice di dichiarare l’inammissibilità di un’istanza se questa costituisce una mera riproposizione di una richiesta già rigettata. Questo principio, noto come preclusione rebus sic stantibus (allo stato degli atti), serve a evitare che i giudici vengano oberati da richieste identiche e ripetitive.

Tuttavia, la stessa norma implica che tale preclusione non opera se vengono introdotti nuovi elementi di fatto o nuove questioni giuridiche che non erano state oggetto della precedente decisione. La preclusione si applica solo quando la nuova istanza si basa esattamente sui medesimi presupposti della precedente.

Il Nuovo Domicilio come Fatto Nuovo

Nel caso specifico, la Cassazione ha evidenziato che la seconda istanza non era affatto una mera riproposizione. Il motivo del rigetto della prima richiesta era stato specifico: l’inidoneità del domicilio. La seconda istanza, indicando un domicilio diverso, introduceva un elemento di fatto nuovo e rilevante, proposto proprio per superare l’ostacolo che aveva causato la prima reiezione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il nuovo domicilio costituisce un “nuovo elemento di fatto” che impedisce di qualificare la seconda richiesta come una mera copia della prima. Ignorare questo nuovo elemento e dichiarare l’istanza inammissibile de plano rappresenta una violazione di legge e determina la nullità del provvedimento. Il giudice di sorveglianza avrebbe dovuto, invece, procedere a una valutazione nel merito, verificando se il nuovo domicilio fosse idoneo e se sussistessero gli altri presupposti per la concessione della misura alternativa.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale di garanzia per il condannato. La possibilità di dichiarare l’inammissibilità di un’istanza non può trasformarsi in un ostacolo insormontabile che impedisce di correggere le cause di un precedente rigetto. Se l’interessato si attiva per rimuovere l’impedimento (in questo caso, trovando un domicilio idoneo), ha il diritto a una nuova e completa valutazione da parte del giudice. La pronuncia, quindi, traccia una linea netta: la preclusione processuale si ferma dove sorge un nuovo fatto rilevante, garantendo così che le decisioni siano sempre basate sulla situazione attuale e non cristallizzate su una valutazione passata.

Quando un’istanza può essere dichiarata inammissibile perché è una “mera riproposizione”?
Un’istanza può essere dichiarata inammissibile per mera riproposizione quando si basa esattamente sui medesimi elementi di una richiesta già rigettata, senza introdurre alcun nuovo fatto o questione giuridica rilevante.

Presentare un nuovo domicilio in una seconda istanza per una misura alternativa è sufficiente a evitare l’inammissibilità?
Sì, secondo la sentenza, indicare un nuovo domicilio per superare il motivo di un precedente rigetto (basato proprio sull’inidoneità del primo domicilio) costituisce un nuovo elemento di fatto che impedisce di considerare l’istanza una mera riproposizione e impone una valutazione nel merito.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla un decreto di inammissibilità?
La Cassazione annulla il provvedimento e rinvia il caso al giudice che lo aveva emesso (in questo caso, il Tribunale di Sorveglianza), il quale dovrà procedere a un nuovo giudizio, esaminando la richiesta nel merito senza poterla più dichiarare inammissibile per le stesse ragioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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