LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità incidente esecuzione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva la retrodatazione della pena. La Suprema Corte ha confermato la decisione del giudice dell’esecuzione, stabilendo che la richiesta era una mera riproposizione di un’istanza già rigettata in precedenza. La sentenza sottolinea che, per superare il divieto di riproposizione, non basta presentare elementi formalmente nuovi, ma occorrono questioni giuridiche o fatti sostanzialmente diversi, che non siano già stati oggetto di valutazione, neppure implicita. Il caso in esame ribadisce un principio chiave sull’inammissibilità dell’incidente di esecuzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Incidente Esecuzione: Quando una Richiesta è una Copia?

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della fase esecutiva della pena: l’inammissibilità dell’incidente di esecuzione. La decisione ribadisce con fermezza il principio secondo cui non è possibile presentare al giudice dell’esecuzione istanze che siano una mera riproposizione di questioni già decise, a meno che non emergano elementi di fatto o di diritto genuinamente nuovi e non già valutati in precedenza.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato presentava un incidente di esecuzione al Tribunale competente, chiedendo principalmente la retrodatazione della decorrenza della sua pena complessiva. Sosteneva che, a seguito del riconoscimento del vincolo della continuazione tra diversi reati, la pena avrebbe dovuto decorrere da una data molto antecedente (1° aprile 2003) anziché da quella fissata (2 giugno 2015).

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, accoglieva solo la domanda subordinata del condannato, ricalcolando la pena per effetto di una rideterminazione avvenuta in altra sede, ma dichiarava inammissibile la richiesta principale di retrodatazione. La motivazione del rigetto era netta: la stessa identica richiesta, basata sui medesimi elementi, era già stata presentata e respinta con un’ordinanza precedente (del 28 aprile 2021). Secondo il ricorrente, invece, l’istanza non era una mera riproposizione, poiché si fondava su un’ordinanza successiva di un’altra Corte d’Appello che aveva ulteriormente riconosciuto la continuazione tra i reati.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Inammissibilità dell’Incidente di Esecuzione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno chiarito che, ai fini della valutazione di inammissibilità dell’incidente di esecuzione ai sensi dell’art. 666, comma 2, del codice di procedura penale, non è sufficiente che vi sia un nuovo provvedimento formale. È necessario che vengano introdotti elementi di fatto o questioni giuridiche sostanzialmente nuove, che non abbiano già formato oggetto di valutazione, neppure implicita, nella precedente decisione.

Nel caso specifico, la questione di diritto sottoposta al giudice era sempre la stessa: se il riconoscimento della continuazione comportasse automaticamente la retrodatazione della decorrenza dell’intera pena unificata. La Corte ha ritenuto che il nuovo provvedimento di riconoscimento della continuazione, pur riducendo ulteriormente la pena, non alterasse la natura della questione giuridica, già ampiamente dibattuta e decisa nel precedente incidente di esecuzione.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore delle motivazioni della Cassazione risiede nell’interpretazione del divieto di riproposizione. La Corte ha richiamato il proprio consolidato orientamento, secondo cui la preclusione ‘allo stato degli atti’ non opera solo quando vengono dedotti fatti o questioni mai sottoposte al giudice. Il perimetro della valutazione deve essere ampio: un provvedimento del giudice dell’esecuzione, divenuto irrevocabile, preclude una nuova pronuncia sul medesimo ‘petitum’ (la richiesta) finché non si prospettino elementi che, per il loro significato sostanziale e non per la loro apparente novità formale, possano essere qualificati come nuove questioni giuridiche o nuovi elementi di fatto.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio di diritto fondamentale espresso in una precedente sentenza (n. 45259/2013): il riconoscimento della continuazione in sede esecutiva non comporta automaticamente che la pena ‘risparmiata’ venga imputata alla detenzione già sofferta. Trova sempre applicazione l’art. 657, comma 4, c.p.p., che permette di computare solo la custodia cautelare e le pene espiate ‘sine titulo’. Questo significa che il reato continuato deve essere scisso nelle singole violazioni ai fini del calcolo della decorrenza, impedendo una retrodatazione automatica. La questione giuridica era quindi già stata risolta, e la nuova istanza era, a tutti gli effetti, una mera riproposizione.

Le Conclusioni

La sentenza analizzata offre un’importante lezione pratica: nell’ambito dell’esecuzione penale, non è possibile tentare di ‘aggirare’ una decisione sfavorevole riproponendo la stessa istanza con una veste formale leggermente diversa. Per superare la barriera dell’inammissibilità, è indispensabile presentare argomenti o fatti che non siano mai stati portati all’attenzione del giudice e che abbiano la forza di modificare il quadro giuridico e fattuale della precedente decisione. La mera successione di provvedimenti, se non introduce una reale novità sostanziale, non è sufficiente a riaprire una questione già decisa, garantendo così la stabilità e la certezza delle decisioni giudiziarie anche nella delicata fase esecutiva.

Quando un incidente di esecuzione è inammissibile per ‘mera riproposizione’?
Un incidente di esecuzione è considerato una ‘mera riproposizione’ e quindi inammissibile quando presenta la stessa richiesta (‘petitum’) fondata sulla medesima questione di diritto e sugli stessi elementi già esaminati e decisi in un precedente provvedimento divenuto irrevocabile.

Cosa si intende per ‘elemento nuovo’ in grado di superare il divieto di riproposizione?
Per ‘elemento nuovo’ si intende un fatto (sopravvenuto o preesistente ma non valutato) o una questione giuridica che sia sostanzialmente diversa da quelle già decise e che non abbia formato oggetto di valutazione, neppure implicita, da parte del giudice nel precedente procedimento. Una novità puramente formale, come un nuovo provvedimento che non altera la sostanza della questione, non è sufficiente.

Il riconoscimento del ‘reato continuato’ comporta sempre la retrodatazione della pena?
No. Secondo la sentenza, il riconoscimento della continuazione tra più reati in sede esecutiva e la conseguente determinazione di una pena complessiva inferiore non comporta automaticamente la retrodatazione della decorrenza. Si applica comunque l’art. 657, comma 4, c.p.p., per cui si possono detrarre solo la custodia cautelare e le pene espiate ‘sine titulo’ dopo la commissione del reato, e il reato continuato viene scisso nelle singole violazioni ai fini di tale calcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati