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Inammissibilità impugnazione PEC: il caso all’esame

Un avvocato ha depositato un’impugnazione tramite posta elettronica certificata (PEC) a un indirizzo errato, sebbene appartenente all’ufficio giudiziario competente. Nonostante l’atto sia pervenuto in tempo, il Tribunale del riesame lo ha dichiarato inammissibile per vizio formale. La Corte di Cassazione, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sul tema della inammissibilità impugnazione PEC, ha deciso di rimettere la questione alle Sezioni Unite per ottenere un verdetto definitivo.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Impugnazione PEC: la Cassazione Chiama le Sezioni Unite

La digitalizzazione del processo penale ha introdotto nuove regole e, con esse, nuove questioni interpretative. Un caso recente ha evidenziato un profondo dilemma sulla inammissibilità impugnazione PEC: un errore nell’indirizzo di posta elettronica certificata, pur se l’atto arriva tempestivamente all’ufficio corretto, può precludere il diritto di difesa? La Corte di Cassazione, di fronte a un aspro contrasto giurisprudenziale, ha deciso di passare la parola alle Sezioni Unite.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso per riesame presentato dal difensore di un indagato, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per un grave reato associativo. Il difensore ha depositato l’istanza tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), come previsto dalle nuove normative.

Tuttavia, l’invio è stato effettuato a un indirizzo PEC (riesame.tribunale.palermo@giustiziacert.it) diverso da quello specificamente individuato dal decreto ministeriale per il deposito degli atti penali (depositoattipenali3.tribunale.palermo@giustiziacert.it). Nonostante l’errore, il messaggio PEC è stato ricevuto e preso in carico dalla cancelleria del Tribunale competente entro i termini di legge. Ciononostante, il Tribunale del riesame ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, applicando rigorosamente la sanzione prevista dall’art. 87-bis, comma 7, del d.lgs. n. 150/2022.

La Questione Giuridica e il Contrasto Giurisprudenziale sull’Inammissibilità Impugnazione PEC

La questione approda in Cassazione, che si trova di fronte a un bivio interpretativo. La norma in questione sanziona con l’inammissibilità l’impugnazione trasmessa a un indirizzo PEC non riferibile, secondo i decreti ministeriali, all’ufficio competente a decidere. Ma cosa succede se l’indirizzo, pur non essendo quello esatto, appartiene comunque all’ufficio giudiziario corretto e l’atto viene ricevuto in tempo?

La Corte evidenzia l’esistenza di due orientamenti diametralmente opposti:

L’Orientamento del Rigore Formale

Un primo filone giurisprudenziale sostiene una lettura testuale e rigorosa della norma. Secondo questa tesi, il legislatore ha volutamente introdotto una specifica causa di inammissibilità per garantire l’ordine e l’efficienza del processo telematico. Di conseguenza, l’errore nell’indirizzo PEC non può essere sanato, neanche se l’atto raggiunge il suo scopo. Questa interpretazione esclude l’applicazione dei principi generali sulla sanatoria degli atti (come il principio del raggiungimento dello scopo), ritenendoli validi solo per il deposito cartaceo e non per quello telematico, disciplinato da regole specifiche.

L’Orientamento Sostanzialista e il Raggiungimento dello Scopo

Un secondo orientamento, invece, adotta un approccio più flessibile e sostanzialista. Sostiene che, quando l’impugnazione perviene tempestivamente alla cancelleria del giudice competente, l’obiettivo della norma è comunque raggiunto. Dichiarare l’inammissibilità per un mero errore formale, sanato di fatto dalla ricezione, costituirebbe un eccesso di formalismo che lede il diritto di difesa e l’accesso alla giustizia, principi tutelati anche a livello sovranazionale (CEDU). Questo indirizzo valorizza l’attestazione di ricezione da parte della cancelleria come prova del completamento della fattispecie, sanando l’irregolarità dell’invio.

Le Motivazioni della Rimessione alle Sezioni Unite

Constatato il profondo e insanabile contrasto tra le sue stesse sezioni, la Corte di Cassazione ha ritenuto necessario rimettere la questione al suo massimo organo nomofilattico, le Sezioni Unite. La decisione di rimettere gli atti è motivata dalla necessità di garantire la certezza del diritto e l’uniforme interpretazione della legge su un punto cruciale della nuova procedura penale telematica.

Il quesito posto alle Sezioni Unite è, in sintesi, il seguente: nel sistema dell’art. 87-bis, l’impugnazione trasmessa a un indirizzo PEC non compreso nell’elenco ministeriale, ma comunque riferibile all’ufficio giudiziario competente e da questo ricevuta e presa in carico entro i termini, è ammissibile o deve essere dichiarata inammissibile?

Conclusioni: In Attesa del Verdetto delle Sezioni Unite

La pronuncia delle Sezioni Unite è attesa con grande interesse da tutti gli operatori del diritto. Il verdetto definirà il delicato equilibrio tra le esigenze di rigore formale, imposte dalla transizione digitale, e la tutela del diritto fondamentale alla difesa. La decisione avrà un impatto significativo sulla gestione quotidiana dei depositi telematici e stabilirà se un errore, di fatto privo di conseguenze concrete, possa avere l’effetto drastico di negare l’accesso a un grado di giudizio.

Perché l’impugnazione è stata inizialmente dichiarata inammissibile?
L’impugnazione è stata dichiarata inammissibile perché il difensore l’ha inviata a un indirizzo di Posta Elettronica Certificata (PEC) che, sebbene appartenente al Tribunale competente, non era quello specificamente designato per il deposito degli atti penali dal decreto del Direttore generale per i sistemi informativi, violando la previsione dell’art. 87-bis, comma 7, d.lgs. n. 150 del 2022.

Qual è il contrasto giuridico che ha portato la Cassazione a rimettere la questione alle Sezioni Unite?
Il contrasto riguarda l’interpretazione dell’art. 87-bis. Un orientamento ritiene che l’errore nell’indirizzo PEC comporti sempre l’inammissibilità, senza possibilità di sanatoria, per il rigore formale del processo telematico. Un altro orientamento, invece, sostiene che se l’atto perviene comunque tempestivamente all’ufficio corretto, il suo scopo è raggiunto e l’impugnazione deve essere considerata ammissibile per non ledere il diritto di difesa.

Qual è la questione che le Sezioni Unite dovranno risolvere?
Le Sezioni Unite dovranno stabilire se, nel sistema normativo vigente, sia ammissibile un’impugnazione trasmessa a un indirizzo di posta elettronica certificata non previsto dall’elenco ministeriale, ma comunque riferibile all’ufficio giudiziario competente, qualora l’atto sia stato effettivamente ricevuto e preso in carico dalla cancelleria entro il termine previsto per il deposito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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