Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 15535 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 15535 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a CASERTA il 02/07/1998
avverso la sentenza del 08/11/2024 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Rilevato in fatto e considerato in diritto
Ritenuto che le censure dedotte nel ricorso di NOME COGNOME nel quale il
difensore si duole della violazione di legge in relazione all’art. 581, commi 1
ter ed 1
quater cod. proc. pen. – sono manifestamente infondate.
Invero, il provvedimento impugnato rileva che nei confronti dell’imputato si è
proceduto in assenza e che con l’atto di impugnazione del difensore d’ufficio non è
stato depositato specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato ai fini
della notificazione del decreto di citazione a giudizio. E ciò facendo corretta applicazione del principio espresso da questa Corte, secondo cui in tema di
impugnazione di sentenza pronunciata nei confronti di imputato assente, la dichiarazione o elezione di domicilio di cui all’art. 581, comma
1-quater, cod. proc.
pen., deve essere depositata contestualmente all’atto di appello, trattandosi di manifestazione indefettibile della consapevole volontà di impugnare, sicché la sua successiva allegazione, pur se in data antecedente all’inizio del giudizio di impugnazione, determina l’inammissibilità del gravame (Sez. 2, n. 27774 del 23/05/2024, De, Rv. 286634); e di quanto affermato da questa Corte con la pronuncia a Sezioni Unite del 24 ottobre 2024, secondo cui la disciplina contenuta nell’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen. – abrogata dalla legge 9 agosto 2024, n. 114, in vigore dal 25 agosto 2024 – continua ad applicarsi alle impugnazioni proposte sino al 24 agosto 2024, come quella di specie.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 3 aprile 2025.