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Inammissibilità del ricorso: termini e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da due soggetti contro un’ordinanza di confisca, a causa del mancato rispetto del termine di quindici giorni per l’impugnazione. La sentenza chiarisce che un ricorso tardivo non può essere convertito in opposizione, a differenza di un ricorso tempestivo presentato da un terzo cointeressato, che viene invece riqualificato e rinviato al tribunale competente. Il caso sottolinea l’importanza cruciale della tempestività nell’esercizio dei mezzi di impugnazione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: una lezione sulla perentorietà dei termini

Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto dei termini è una regola aurea. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, affrontando un caso di inammissibilità del ricorso per tardività e chiarendo i limiti della sua possibile “conversione” in un altro rimedio processuale. Questa decisione offre spunti fondamentali sull’importanza della tempestività e sulle conseguenze del suo mancato rispetto.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una condanna irrevocabile per reati ambientali a carico di tre soggetti, con annessa confisca di alcune aree. Successivamente, il Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, veniva incaricato di individuare con esattezza i dati catastali dei terreni da confiscare. A seguito di una perizia, il Tribunale emetteva un’ordinanza che specificava le particelle oggetto della misura.

Contro questa ordinanza, gli eredi di uno dei condannati (nel frattempo deceduto) e un altro soggetto, in qualità di terzi interessati, presentavano un unico ricorso per l’annullamento. Essi lamentavano vizi procedurali, tra cui la mancata corretta instaurazione del contraddittorio nei loro confronti, e contestavano nel merito la confisca di beni di cui erano comproprietari.

Inammissibilità del ricorso per tardività

La Corte di Cassazione ha innanzitutto esaminato la tempestività dei ricorsi. Il punto centrale della decisione riguarda l’inammissibilità del ricorso di due dei ricorrenti. La legge stabilisce che, per i procedimenti celebrati in camera di consiglio, il termine per impugnare è di quindici giorni dalla notifica o comunicazione dell’avviso di deposito del provvedimento.

Nel caso specifico, l’ordinanza del Tribunale era stata depositata e notificata il 4 ottobre, con scadenza del termine per l’impugnazione fissata al 19 ottobre. I ricorsi, invece, erano stati presentati solo il 30 ottobre, ben oltre il limite consentito. Questa tardività ha reso i ricorsi irrimediabilmente inammissibili.

La qualificazione del ricorso come opposizione

La difesa aveva sperato in una riqualificazione del ricorso come opposizione all’esecuzione. La Corte ha però chiarito un punto cruciale: sebbene il principio di conservazione degli atti giuridici e il favor impugnationis consentano di riqualificare un’impugnazione errata in quella corretta, ciò è possibile solo se l’atto è stato compiuto tempestivamente. Un ricorso già di per sé inammissibile per tardività non può essere “salvato” e convertito in un altro strumento processuale, che sarebbe a sua volta tardivo.

Diversa è stata la sorte del terzo ricorrente, al quale l’ordinanza era stata notificata in una data successiva. Il suo ricorso, presentato entro i termini, è stato effettivamente qualificato come opposizione e gli atti sono stati trasmessi al Tribunale competente per la decisione nel merito.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi sul principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. L’ordinamento prevede specifici rimedi e termini per contestare i provvedimenti giudiziari, e il loro mancato rispetto non può essere sanato. La conversione di un ricorso in opposizione è un’eccezione che serve a preservare la sostanza del diritto di difesa quando la forma è sbagliata, ma non può mai superare una causa di inammissibilità radicale come la tardività.

La declaratoria di inammissibilità ha comportato per i due ricorrenti non solo il rigetto delle loro istanze, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. La Corte ha sottolineato che tale condanna è una conseguenza diretta della colpa dei ricorrenti nel non aver rispettato i termini perentori di legge.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito inequivocabile sull’importanza cruciale della diligenza e del rispetto dei termini processuali. Dimostra che l’inammissibilità del ricorso per tardività è un ostacolo insormontabile, che preclude qualsiasi esame del merito della questione e non può essere aggirato attraverso la riqualificazione dell’atto. Per i cittadini e i loro difensori, la lezione è chiara: la tempestività non è un mero formalismo, ma un presupposto essenziale per poter validamente esercitare i propri diritti in un’aula di giustizia.

Qual è il termine per impugnare un’ordinanza emessa in camera di consiglio?
Il termine per impugnare è di quindici giorni, che decorrono dalla notificazione o comunicazione dell’avviso di deposito del provvedimento.

Un ricorso presentato in ritardo può essere convertito in un’opposizione all’esecuzione?
No. Secondo la sentenza, un ricorso già di per sé inammissibile per tardività non può essere convertito in un’opposizione, poiché anche questa risulterebbe tardivamente proposta contro un provvedimento non più modificabile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per tardività?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso senza un esame del merito, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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