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Inammissibilità del ricorso: motivi specifici richiesti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da una cittadina contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di ricorso, in particolare sulla mancata illustrazione della rilevanza di una prova testimoniale revocata, e sul tentativo di ottenere un riesame dei fatti, precluso in sede di legittimità. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Quando i Motivi Sono Troppo Generici

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento sui requisiti formali e sostanziali per presentare un ricorso, sottolineando il principio di specificità dei motivi e ribadendo i limiti del giudizio di legittimità. La decisione finale è stata una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna della ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione. Analizziamo nel dettaglio questa pronuncia per comprendere le ragioni che hanno portato a tale esito.

I Fatti del Caso

Una cittadina ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Tra i vari motivi di doglianza, la ricorrente lamentava la revoca, avvenuta nel primo grado di giudizio, dell’ammissione di due testimoni. Sosteneva, inoltre, una lettura alternativa delle risultanze processuali rispetto a quella operata dai giudici di merito. Il suo obiettivo era ottenere un annullamento della sentenza impugnata, basandosi su presunti errori procedurali e di valutazione.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a una valutazione preliminare, riscontrando vizi che ne hanno impedito l’esame. Questa scelta si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale che regolano il giudizio di cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha articolato la propria decisione basandosi su principi consolidati, evidenziando le carenze del ricorso presentato.

Il Principio di Specificità dei Motivi

Il primo motivo di critica della ricorrente, relativo alla revoca dei testimoni, è stato giudicato ‘aspecifico’. Secondo la Corte, per contestare validamente un’ordinanza che revoca una prova testimoniale, non è sufficiente affermare genericamente che tale prova sarebbe stata di ‘indubbia rilevanza’. Il ricorrente ha l’onere, secondo il principio di specificità sancito dall’art. 581 del codice di procedura penale, di illustrare concretamente perché quella deposizione sarebbe stata decisiva ai fini del giudizio. In assenza di tale specifica argomentazione, il motivo di ricorso manca di fondamento e non può essere accolto. La Corte ha richiamato una sua precedente pronuncia (n. 49799/2023) per rafforzare questo punto.

Il Divieto di Riesame del Merito

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Cassazione ha osservato che essi si risolvevano in un tentativo di proporre una rilettura alternativa e antagonista dei fatti e delle prove già vagliate dalla Corte d’Appello. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un ‘terzo grado’ di giudizio dove si può riesaminare il merito della vicenda. La sua funzione è quella di giudice di legittimità: verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Non può sovrapporre la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti né confrontare la motivazione con altri possibili modelli di ragionamento. Questo principio, già sancito dalle Sezioni Unite (n. 12/2000), costituisce un limite invalicabile per chi si rivolge alla Suprema Corte.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’elevata precisione tecnica. I motivi devono essere specifici, autosufficienti e focalizzati su questioni di diritto o vizi logici manifesti della motivazione, non su una diversa interpretazione delle prove. La conseguenza dell’inammissibilità del ricorso non è solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche una condanna economica per il ricorrente, che deve farsi carico delle spese processuali e del versamento di una somma alla Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000 euro. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di comprendere appieno i limiti e le finalità del giudizio di legittimità prima di intraprenderlo.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici e non specifici, oppure se mira a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione ma ai giudici di merito (primo e secondo grado).

Cosa significa che i motivi del ricorso devono essere ‘specifici’?
Significa che il ricorrente non può limitarsi a una lamentela generica. Deve illustrare in modo preciso e dettagliato le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della sua critica, spiegando, ad esempio, perché una prova ritenuta superflua dal giudice sarebbe stata invece decisiva per l’esito del processo, come richiesto dall’art. 581 c.p.p.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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