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Inammissibilità del ricorso: motivi generici e sentenza

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 19 gennaio 2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila. La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per la sua estrema genericità, poiché non si confrontava efficacemente con la motivazione della sentenza impugnata e proponeva una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Genericità Costa Caro

L’ordinanza in esame, emessa dalla Corte di Cassazione, offre un chiaro monito sull’importanza della specificità e del rigore tecnico nella redazione degli atti di impugnazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato, condannandolo alle relative conseguenze economiche, a causa della genericità dei motivi presentati. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma una sede di controllo sulla corretta applicazione della legge.

Il Percorso Processuale

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di L’Aquila in data 28 aprile 2023. L’imputato, ritenendosi ingiustamente condannato, decideva di presentare ricorso per Cassazione al fine di ottenere l’annullamento di tale pronuncia. Il ricorso era volto a contestare la responsabilità penale per il reato di resistenza ascrittogli.

L’Analisi della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha rapidamente concluso per l’inammissibilità del ricorso. I giudici di legittimità hanno riscontrato che i motivi di impugnazione erano affetti da “estrema genericità”. In pratica, il ricorso non conteneva una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza della Corte d’Appello, ma si limitava a proporre una versione dei fatti alternativa e una rilettura delle prove (fonti probatorie) diversa da quella operata dai giudici di merito.

Questo approccio è stato considerato inammissibile perché estraneo al cosiddetto “sindacato di legittimità”, che è il compito esclusivo della Cassazione. La Corte non può riesaminare le prove e decidere se l’imputato sia colpevole o innocente; il suo ruolo è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico, coerente e senza palesi contraddizioni.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda sulla carenza strutturale del ricorso. I giudici hanno evidenziato come la sentenza d’appello avesse fornito un’argomentazione “corretta, puntuale e coerente” con le emergenze processuali acquisite. La ricostruzione dei fatti e l’attribuzione di responsabilità erano basate su un’analisi logica delle prove, senza incorrere in “manifeste incongruenze logiche”.

Il ricorrente, invece di individuare specifici vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata, ha tentato di contrapporre la propria valutazione a quella, ben argomentata, dei giudici di merito. Tale operazione non è consentita in sede di Cassazione. La Corte ha quindi ribadito che per contestare una ricostruzione fattuale, il ricorrente deve individuare precisi “travisamenti delle emergenze processuali”, ovvero dimostrare che il giudice ha basato la sua decisione su prove inesistenti o ne ha ignorato l’esistenza di decisive, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Come diretta conseguenza, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, ha inflitto una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende. Questa decisione serve da esempio pratico: un ricorso per Cassazione deve essere un atto tecnico di alta precisione, focalizzato sui vizi di legittimità della sentenza e non un generico tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è formulato in termini di estrema genericità, se non si confronta in modo effettivo con la motivazione della sentenza impugnata e se propone una rilettura delle fonti probatorie non consentita, poiché tale attività è estranea al sindacato di legittimità della Corte.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro, stabilita in questo caso in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

Che tipo di controllo effettua la Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti come un terzo grado di giudizio, ma svolge un sindacato di legittimità. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano fornito una motivazione logica, coerente e priva di vizi evidenti, senza entrare nel merito della valutazione delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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